MEDICO, POETA, CONSIGLIERE COMUNALE DEL PCI. TERESA DE SIO LO RICORDA OTTO ANNI DOPO. UN CONTRIBUTO DI GENNARO PASCALE CHE CI HA REGALATO ANCHE UNA STRAORDINARIA ED EMOZIONANTE RACCOLTA DI IMMAGINI. L’INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE MIMMO BENEVENTANO.

da Paese Sera del 29 aprile 1988

Il 30 aprile 1988 in  quell’Aula Consiliare di Ottaviano che l’aveva visto protagonista di tante battaglie, la Sezione del PCI organizza la presentazione del libro di poesie di Mimmo Beneventano, assassinato dalla camorra per ordine diretto di Raffaele Cutolo, il 7 novembre 1980. A presentare il libro sono Geppina Casillo, Consigliere comunale, Umberto Ranieri, Segretario provinciale, l’attore Nello Mascia, il poeta Franco Capasso e Eleonora Puntillo giornalista. Il giorno precedente, il 29, per l’occasione Paese Sera presentando l’iniziativa ospita questo articolo di Teresa De Sio.

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NON HO MAI CONOSCIUTO MIMMO BENEVENTANO…

di Teresa De Sio

Non ho mai conosciuto Mimmo Beneventano personalmente, né conoscevo la sua storia nei minimi particolari. Perciò per me la lettura delle sue poesie è stato un veloce ripercorrere la strada all’indietro, un modo di rintracciare nelle parole di lui poeta, il senso e il peso di una vita e delle sue motivazioni, di una morte e delle sue motivazioni ( se mai una simile morte può averne ). Mi colpisce la solitudine. E la cosa che più grida e afferra alla gola mentre leggi la solitudine di battaglie combattute al buio, con armi troppo dolci e poco esperte, e senza esercito. Dice lui stesso:

Mi sono visto nei panni di un /  pescatore in un’isola sperduta / di un vagabondo senza meta / di un organo ad un solo tasto / di un ubriaco intento a specchiarsi nel fondo solitario / della sua illusione.

Ed è terribile scoprire come può sentirsi solo chi ancora ha qualche cosa in cui credere e per la quale lottare, attraverso oceani di intolleranza e silenzio fino alla morte che è solitudine estrema. Però noi oggi siamo qui a parlarne e dunque ancora una volta ha avuto lui ragione. Lo cito ancora:

non stenterete a rintracciarmi / lascerò pietre e fiori sul mio cammino.

E queste pietre stanno generando montagne e questi fiori sono diventati alberi, perché in questi otto anni molte cose mi sembra siano cambiate nell’area napoletana. Molta gente ha preso nuove armi contro l’assurdità del “regime di camorra”, contro la violenza che ne deriva, contro la volgarità di copre con il silenzio questa violenza. Noi viviamo in un’epoca del mondo in cui è facile dimenticare se’ stessi e la dignità dell’uomo, un’epoca in cui le uniche categorie di interpretazione delle cose sono il sesso e il denaro, il potere e il piacere. Dal fondo di questa penombra storie come quella di Mimmo, voci come quella di Mimmo dovrebbero gridare sempre di più, fino a far saltare ogni barriera, fino a distruggere tutto ciò che va distrutto per poter meglio ricostruire. Penso ad una frase che ho letto da qualche parte:

“ Niente viene costruito sulla roccia, ma tutto sulla sabbia, eppure è

destino necessario che l’uomo continui a costruire come se la sabbia fosse pietra”.

Teresa De Sio

da Paese Sera   29 aprile 1988

Teresa De Sio

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La Fondazione Mimmo Beneventano insieme a Radio Siani, Fondazione Polis a Libera e a tante altre realtà l’ha ricordato ieri in una iniziativa di grande spessore :

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Nella notte tra il 20 e 21 maggio 1981 invece scampò miracolosamente alla morte sempre ad Ottaviano e sempre in un agguato di camorra un altro esponente del PCI, Raffaele La Pietra, mentre era stato già ucciso un altro Consigliere comunale del PSI Ruggero Cappuccio.

23 maggio 1981. La Manifestazione del PCi ad Ottaviano dopo il tentato omicidio di Raffaele La Pietra. Riconoscibili Antonio Grieco che sta intervenendo e poi , alla sua sinistra, Aniello Borrelli, Gennaro Pascale, Rocco Civitelli e Abdon Alinovi ( Dal lavoro di raccolta di materiali e di archivio curato da Rocco Civitelli, all’epoca Segretario della CGIL del Comprensorio Nolano con Gennaro Limone Responsabile di zona de PCI )

Fu anche da quei sacrifici e, purtroppo, da quello di tanti altri che nacque negli anni successivi quel grande movimento di riscatto civile rappresentato dal Movimento dei giovani contro la camorra che tante cose spinse a cambiare come Teresa De Sio ben coglie. E così, proprio in quelle strade marciarono insieme giovani, uomini di Chiesa, del Sindacato e di una Politica pulita.

12 dicembre 1982 la Marcia Somma Vesuviana Ottaviano. Insieme Luciano Lama, Antonio Bassolino,Mons.Riboldi.

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Nel 2000, a venti anni dalla morte, altro appuntamento in memoria di Mimmo. Di quell’appuntamento, trovate qui anche l’intervento svolto in quell’occasione da Gennaro Pascale, dirigente della Sezione PCI di Ottaviano: un documento di grande valore e interesse per comprendere meglio dinamiche, vicende, lotte, sofferenze, speranze. Lo ringraziamo per avercelo messo a disposizione insieme ad un prezioso corredo iconografico.

VENTI ANNI DOPO

di Gennaro Pascale

Venti anni fa, il 7 novembre del 1980, la mattina presto, ricevo una telefonata di una mia amica, una nostra compagna, che mi racconta di aver ascoltato, nella sala di attesa del suo medico, persone che parlavano di un omicidio verificatosi poco tempo prima. Parlavano di un medico ma non ne avevano pronunciato il nome. Dai particolari del racconto aveva capito che poteva trattarsi di Mimmo. La conferma l’aveva avuta al suo ritorno a casa dalla confusione che regnava nelle vicinanze della casa di Mimmo, non lontana da quella del suo medico.

Uscii di corsa, i miei famigliari che avevano ascoltato la telefonata e vista la mia reazione erano preoccupati, mi raccomandarono di essere prudente.

Vicino la casa di Mimmo, nella strada ora intitolata al suo nome, la folla si era diradata, a casa di Mimmo, i famigliari erano silenziosi, increduli. La mamma, la cara signora Dora, era disperata. Non aveva potuto proteggere suo figlio che era stato assassinato sotto i suoi occhi. Lo avevano colpito mentre apriva lo sportello della sua macchina e lei lo guardava dalla finestra.

Andai a Napoli, le poche notizie raccolte lasciavano un barlume di speranza, forse io le avevo interpretate in questo modo. All’ospedale Loreto dove era stato accompagnato, capii che la mia speranza era vana. Mimmo non c’era più.

Campagna elettorale per le elezioni politiche

Non sarebbe stata questa la mia unica corsa in questo ospedale, sei mesi dopo, il 19 maggio del 1981, a sera inoltrata, si verificò un episodio analogo, Raffaele La Pietra, un nostro compagno, anche lui consigliere comunale e fino a poco tempo prima segretario della sezione, scampò per una fortuita circostanza ad un attentato analogo a quello che era costato la vita a Mimmo.

Prendeva corpo nel nostro comune quel clima di tensione, di violenza e di paura che è durato molti anni.

Mimmo lo conoscevo fin da quando con la sua famiglia si era trasferito ad Ottaviano. Era un ragazzo riservato, molto preso dallo studio e dal suo impegno nella associazioni cattoliche. Le nostre strade si incontrarono nel 1972, nella sezione del PCI di Ottaviano.

Festa de l’Unità

Io avevo superato da poco l’esperienza dell’estrema sinistra, lui proveniva dall’esperienza del cattolicesimo democratico, dal quel vasto mondo cattolico che aveva consapevolezza della possibilità di coniugare i valori del cattolicesimo con l’impostazione politica di ispirazione marxista.

Erano gli anni della segreteria di E. Berlinguer, verso il PCI c’era una grande attenzione, il 68 era passato da poco, ma per noi che l’avevamo vissuto era ancora molto forte. Il dialogo che Berlinguer aveva avviato con il mondo cattolico ci induceva reazioni contrastanti, la sua battaglia per la moralizzazione della politica interpretava pienamente le nostre aspirazioni.

Quante discussioni suscitarono gli articoli su “Rinascita” sul “Compromesso Storico”, dopo la tragedia dell’esperienza cilena di Salvatore Allende.

Fu proprio la lettura e l’approfondimento di quei tre articoli che rafforzò il nostro rapporto. Non riuscivamo a cogliere fino in fondo la contraddizione positiva che essi contenevano, ci sembravano, a Mimmo in particolare, un cedimento, non un incontro fecondo fra culture ed esperienze diverse. Come è possibile, ci chiedevamo, collaborare o solo dialogare con i rappresentanti della DC di Ottaviano, con i responsabili del degrado del territorio, della cementificazione e della speculazione edilizia ?

Manifestazione novembre 1980. Dopo l’assassinio.

Come sarebbe stato possibile trovare forme di collaborazione se anche i rapporti con le forze della sinistra socialdemocratica, ad Ottaviano, erano interrotti?

Forse da queste discussione nacque l’intenzione di candidarsi alle elezioni amministrative che si avvicinavano.

Pur provenendo da esperienze diverse eravamo giunti alla stessa conclusione: bisognava impegnarsi in prima persona, cercare di cambiare la realtà che ci circondava, combattere, anche nelle istituzioni, quelle forze che ritenevamo responsabili delle condizioni di arretratezza di subalternità nelle quali erano costrette a vivere le classi più povere.

Ad Ottaviano era presente un ricco tessuto di piccole industrie manifatturiere, alcune di grande pregio, ma in queste aziende le condizioni di lavoro erano insopportabili, le paghe bassissime, il potere dei proprietari enorme, il sindacato assente.

La nostra Città era governata dalle stesse forze che detenevano il potere economico, vedere riconosciuto un diritto elementare non era semplice.

Ancora la manifestazione dopo l’assassinio.

Questa era, in breve, la realtà che Mimmo aveva deciso di combattere. Per questo accettò, nel 1974, di candidarsi con il PCI. Cominciava in questo modo la sua esperienza di consigliere comunale. Alle elezioni ebbe una affermazione inattesa. La sua presenza, insieme con quello di altri giovani, contribuì alla affermazione della lista del PCI che passò dal 13 al 20%, anticipando l’affermazione che poi ci sarebbe stata in tutta l’Italia nel 75 e nel 76.

La sua azione, il suo impegno erano un riferimento costane per tutti noi.

Novembre 1980

Mimmo non era un militante come gli altri. Forse più di ogni altro aveva compreso la necessità di uscire dal chiuso delle sezioni e di operare fra la gente, raccoglierne le proteste, interpretarne le attese.

Novembre 1980

Nel consiglio comunale i suoi interventi erano fortemente caratterizzati da questa impostazione. Gli era difficile assistere alle pressioni cui erano sottoposti i consiglieri della maggioranza dalle forze del potere economico e politico. Un forte sentimento di giustizia permeava la sua azione. Era impegnato per il rispetto delle regole e per la legalità. Combatteva con tutte le sue forze per la dignità della persona per la libertà dell’individuo.

La sua esperienza di medico, che svolgeva con passione e competenza sempre maggiore, lo ponevano nelle condizioni di essere vicino alla gente, ai tanti giovani che lo frequentavano e che in lui trovavano un confidente leale e comprensivo. Una persona in grado di calarsi pienamente nella difficile realtà che qualcuno di loro viveva. Furono proprio loro che avvertirono più degli altri la sua mancanza. Furono i giovani i suoi amici, il partito che compresero prima degli altri il perché della scelta scellerata della camorra di uccidere Mimmo.

23 maggio 1981 dopo il ferimento di Raffaele La Pietra

Il suo omicidio, il brutale assassinio compiuto dalla camorra, non apparve subito nella sua massima chiarezza. Come possono dimenticarsi le più strane ipotesi avanzate sia dai giornali che dalle forze dell’ordine sulle motivazioni della barbara esecuzione. Ma in tutti noi le cose cominciavano ad essere chiare. La camorra non aveva scelto a caso, così come non aveva scelto a caso quando trucidò Pasquale Capppuccio. No, la camorra realizzava un piano. Metteva in atto una strategia che oltre all’obiettivo di indebolire le forze che ad essa potevano opporsi, le privava delle sue espressioni più significative, degli uomini più rappresentativi, di coloro, che anche senza cariche, erano costantemente punti di riferimento per tanti cittadini onesti, dei tanti che erano stanchi delle angherie, dei soprusi, delle ingiustizie e che trovavano in Mimmo, in Pasquale, in Raffaele punti di riferimento coerenti, leali, coraggiosi.

Sono trascorsi venti anni, tante cose sono cambiate, anche ad Ottaviano dove sembrava impossibile, le forze democratiche del centrosinistra hanno conquistato il governo dell’amministrazione ma questi sono stati anni difficili.

L’omicidio di Mimmo scoperchiò la pentola, solo allora, forse con troppo ritardo, ci rendemmo conto di non aver capito. Ci persuademmo che Mimmo aveva visto giusto. Lui aveva compreso i processi che si erano attivati in questa zona e gli interessi che in tali processi aveva la camorra. Non si trattava più come nel passato di condizionare le scelte di chi governava accettandone in qualche modo il ruolo, no, il processo si era invertito, la camorra puntava direttamente al governo ed aveva compreso che Ottaviano per la sua cronica carenza di strutture rappresentava il terreno più fertile per appalti e tangenti. Terreno fertile per nuove carriere politiche.

La reazione fu immediata. La pentola si era scoperta, i processi latenti che essa nascondeva erano chiari.

Con un grande sforzo riuscimmo a mettere in campo una azione forte, una risposta ampia sia sul piano politico che su quello istituzionale. Nacque il movimento dei giovani contro la camorra che con il contributo di Don Riboldi, di Bassolino e di Luciano Lama, impegnati in prima persona, divenne un fatto politico nazionale.

Ma quanto fu difficile manifestare per Ottaviano con la gente che guardava da dietro alle finestre, in un clima di diffidenza e di sfiducia. E’ quanto fu difficile continuare, tenere aperte le sezioni, partecipare ai consigli comunali, sedere negli stessi banchi dai quali il coraggio e la determinazione di Mimmo ci aveva incoraggiato. Fu difficile, molto difficile.

Gennaro e Mimmo

Venti anni dopo molte cose sono cambiate, per la prima volta a deporre i fiori nel luogo dove Mimmo fu assassinato è stato il Sindaco di Ottaviano. Venti anni dopo l’impegno per la legalità che non abbiamo mai abbandonato, è assunto come obiettivo primario dall’amministrazione guidata da Michele Saviano.

Venti anni dopo il ricordo di Mimmo è ancora presente in tutti noi ed è diventato un simbolo per tanti cittadini onesti.

E’ lontana la notte precedente alla manifestazione che organizzammo dopo l’omicidio di Mimmo, la notte dell’affissione dei manifesti guardati a distanza da un gruppo di camorristi che neanche in quella circostanza intendeva rinunciare al controllo sul territorio. Sono lontane le notti in cui gli amici di Mimmo, i tanti giovani che in lui avevano fiducia e che da lui avevano ricevuto un aiuto sincero e disinteressato scrivevano sui muri “MIMMO E’ VIVO E’ LOTTA INSIEME A NOI”.

In questi anni questa frase è rimasta impressa nella nostra mente, ha ispirato ogni nostra iniziativa. Anche nei momenti più difficili delle sconfitte o delle divisioni, il ricordo di Mimmo ci ha incoraggiato a non demordere, a guardare avanti, a non smettere di lottare per il progresso civile e democratico di Ottaviano e del Mezzogiorno. Quella frase, ancora presente sui muri della Città, ci ha ricordato le battaglie di Mimmo contro la sopraffazione camorristica e contro la connivenza fra camorra e politica.

A questo impegno non bisogna rinunciare in nessun modo.

Ottaviano, tutto il Mezzogiorno non devono mai allentare la tensione nei riguardi della lotta alla camorra ed alla criminalità.

I fatti di questi giorni, le centinaia di morti di questi mesi del 2000, testimoniano che il cammino è ancora lungo.

Oggi abbiamo un ruolo diverso, da questo nuovo ruolo dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze, con tutta la nostra energia per risolvere i problemi che ancora attanagliano la nostra gente. Solo creando migliori condizioni di vita realizziamo gli obiettivi di Mimmo Beneventano di sconfiggere la camorra, di dare dignità ai più deboli, di salvaguardare e difendere l’ambiente, di vivere fino in fondo la “FESTA DI PAESE” di una sua bella poesia.

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