Afragola nasce come un paese a conduzione agricola.

         I ceti sociali del primo novecento sono due: uno rurale, agricolo, che possiamo dire essere il nerbo costitutivo della popolazione e anche della produzione del paese, e un ceto signorile, che nei primi tempi vive  delle rendite, che potremmo dire <parassitarie>, di antichi patrimoni nobiliari e immobiliari, o di patrimoni fondiari che non sono condotti personalmente, ma dati in  conduzione o fitto.

La borghesia non esiste ancora, infatti , nascerà dopo”.(1)

Dai dati  riscontrati dallo storico  Gaetano Capasso presso la Camera di  Commercio di Napoli si evince che  gli addetti alle attività agricole ad Afragola agli inizi del 900  rappresentavano l’85-90%  della popolazione attiva.

Un ceto borghese nacque tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, attratto dalle attività liberali e dalle professioni.

I grandi proprietari terrieri compresero che i figli  dovevano intraprendere strade nuove  e questa presa di coscienza determinò il fiorire delle professioni.

(1)”Vita politica ad Afragola dal primo Novecento agli anni sessanta” Intervista di Francesco Giacco a Marco Corcione in Archivio afragolese-Rivista di studi storici-anno XI n.21-Giugno 2012

Ebbe inizio a livello sistematico l’organizzazione di imprese di costruzione sulla scia di una  consolidata tradizione di  ebanisti, falegnami, fabbri, imbianchini e muratori, ricercati  a Napoli  sin dal 700.

Agli inizi del 900 si sviluppò nel settore tessile un’ attività artigianale a carattere familiare, con  la diffusione del lavoro a domicilio, e prese vigore la lavorazione della canapa, del lino, del cotone  e la produzione di cappelli.

E’ da registrare, altresì, la presenza di una distilleria di alcool, una fabbrica del ghiaccio e delle fornaci di calce, mentre  si consolidava il commercio del vino, dei cereali, della frutta, della canapa e di altri prodotti della terra, avendo come riferimento  un ampio mercato, ben al di là di quello locale.

In considerazione di questo quadro socio-economico, in quel periodo storico,  si strutturò ad Afragola una società piramidale, caratterizzata da forti differenze  di classe.

Al vertice si ritrovava una sparuta cerchia di ceti privilegiati , con  in primo piano  i maggiori proprietari terrieri ,  che, però, non assursero mai al rango di latifondisti.

In condizioni di evidente benessere cominciò ad emergere una media borghesia, composta da quanti avevano deciso di investire denari e ” voglia di fare” nella produzione agricola,  nelle imprese  commerciali e  nelle professioni liberali .

Scendendo sempre più in basso nella scala sociale, un ruolo importante era svolto da una fascia di piccola borghesia, composta da coloni-affittuari, esercenti, artigiani e  impiegati .

Alla base di questa piramide viveva tra mille difficoltà e in condizioni di grande precarietà una massa consistente di braccianti, che si  affannava  quotidianamente alla ricerca  di qualsiasi lavoro utile per tirare avanti e sopravvivere.

A differenza delle poche famiglie benestanti insediate nei loro palazzi monofamiliari  al centro della città, la grande maggioranza  dei ceti popolari abitava nei tipici edifici, strettamente funzionali al lavoro agricolo, caratterizzati dalla presenza di ampi cortili, quasi sempre sprovvisti di fogna e scarico dei rifiuti, dove si conservavano gli attrezzi agricoli, si  maciullava la canapa e si ammucchiavano la legna, la paglia e il fieno .

L’abitazione dei braccianti, di solito , era costituita da “ un basso, avente luce dalla porta di entrata, con finestrella laterale, e col suolo di calcestruzzo o lastrico (un battuto, cioè lapillo, calce e pozzolana)”. (2)

In conclusione, nei primi anni del 900, ad Afragola , una Città    di   22.419 abitanti secondo il Censimento del 1901, pochi erano i “signori” agiati e istruiti e  grande era la massa di gente che   si affaticava nei campi e nelle  officine o si sforzava di emergere  con il  commercio.

I primi comandavano, in rappresentanza  dei pochi possidenti e della ristretta cerchia di “gente istruita”, e i secondi, soprattutto i “cafoni” e i “cuozzi”, erano del tutto assenti dalla vita politica e amministrativa della Città.

(2)”La terra delle fragole –Storia,tradizioni e immagini di Afragola ” di Gaetano Capasso- Comuni dellaCampania-1979-Nuove edizioni

In quegli anni la gran parte dei benestanti di Afragola aderiva all’area giolittiana del Partito liberale, che godeva di un massiccio consenso.

Nel frattempo, però, stava prendendo corpo un fenomeno sociale di particolare rilevanza che persiste tuttora.

Gruppi di lavoratori della terra e delle costruzioni di Afragola, anche a causa delle condizioni vessatorie  imposte loro dai proprietari  locali, scelsero di  emigrare  e cercare lavoro altrove,  dirigendosi in primo luogo a Napoli,  spingendosi   fino  ad Avellino e Salerno.

 Molti di questi lavoratori, in queste nuove realtà di lavoro ebbero modo di incontrare il movimento socialista , che stava cominciando a insediarsi anche  nel circondario di Casoria, dove stava dando vita anche a delle cooperative di consumo.

Vittorio Mazzone/1 continua

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