LA FONDAZIONE DEL PCd’I. PASQUALE ESPOSITO. IL FASCISMO.

Tra i lavoratori di Afragola che aderirono in quegli anni al Partito socialista conquistò subito una stima particolare Pasquale Esposito, un imbianchino, che divenne ben presto uno degli animatori della Sezione cittadina, non tralasciando l’attività sindacale , tanto da essere tra i cofondatori della Camera del Lavoro di Napoli e del Sindacato degli edili.
In seguito alla scissione di Livorno del 1921, Pasquale Esposito aderì al Partito Comunista d’Italia e contribuì alla costituzione di una Sezione del PCd’I ad Afragola, di cui divenne nel 1922 il Segretario politico.
In questa fase storica, caratterizzata da un acceso scontro politico e di classe, in poco tempo acquistò dimensioni di massa il movimento fascista di Mussolini che si serviva delle aggressioni e della violenza più efferata per seminare paura tra i propri avversari, al fine di limitarne l’agibilità politica.
In questo clima, in tutta l’area napoletana, si registrarono frequenti assalti alle Sezioni dei Sindacati dei lavoratori e dei Partiti antifascisti.
Anche la Sezione del PCd’I di Afragola fu assaltata e incendiata il 9 Aprile del 1921 e Pasquale Esposito, da quel momento, si vide costretto a riunire i compagni nei luoghi più impensati, con il pericolo continuo di essere scoperti .
Con l’ascesa al potere di Mussolini nell’Ottobre del 1922 questo clima di violenze divenne ancora più insopportabile e con le leggi “fascistissime” dell’Ottobre del 1926 i comunisti furono costretti ad agire nella clandestinità , sempre braccati dalla occhiuta polizia fascista, come accadde, subito dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, quando un gruppo di compagni che si era riunito in uno spazio appartato del Cimitero di Afragola riuscì a sfuggire per poco all’arresto .
In tutto l’arco della dominazione fascista, pur tra mille difficoltà , Pasquale Esposito, nonostante i continui soprusi cui era sottoposto, si adoperò per continuare a mantenere i rapporti con uno sparuto gruppo di compagni che non si fecero piegare dalla dittatura.

LA GUERRA. IL 25 LUGLIO 1943. LA STRAGE NAZISTA.LA LIBERAZIONE.
Con la caduta del regime fascista il 25 Luglio del 1943 e, soprattutto, dopo l’armistizio dell’8 Settembre, un piccolo nugolo di comunisti cominciò a riorganizzarsi per attivare un minimo di iniziativa politica in una città dove bande di malavitosi si fronteggiavano per occupare il Comune, mentre era ancora forte la presenza dei fascisti e delle truppe tedesche, che seminavano il terrore tra la popolazione, rendendosi responsabili di atti atroci.
Proprio in quei giorni si registrò una strage di cittadini inermi.
Una unità militare nazista che aveva occupato Afragola , allestendo un campo di prigionia nel Casone Spena, il 2 Ottobre del 1943, per rappresaglia nei confronti degli abitanti, compì una strage vicino alla Masseria D’Ambra, durante la quale catturò e fucilò 8 civili, e poi uccise un agricoltore in via Circumvallazione nel corso di un’aggressione a un gruppo di persone inermi .
Nei primi mesi del 1944, Pasquale Esposito, consapevole del valore strategico dell’unità tra i Partiti antifascisti, fu tra i promotori ad Afragola del Comitato di Liberazione Nazionale, in coerenza con la linea politica indicata da Togliatti con la “svolta di Salerno”.
Con la Liberazione dal nazifascismo il 25 Aprile del 1945, e le elezioni del 2 Giugno del 1946, anche ad Afragola, pur tra mille contraddizioni, in un clima di diffuso entusiasmo, si aprì una fase nuova destinata ad incidere in modo significativo sulla vita politica e sociale della Città.
Il primo atto concreto di “Liberazione” i comunisti di Afragola lo vissero occupando fisicamente la sede del partito fascista di via Gramsci. Gettarono in strada tutte le suppellettili fasciste e utilizzarono quei locali per dar vita alla prima Sezione cittadina del Partito Comunista Italiano .
Il Referendum istituzionale, anche ad Afragola, al pari dei risultati che si ebbero nell’intero Mezzogiorno, sancì la netta vittoria della Monarchia (11658 voti contro 3161,con 815 schede bianche e 433 schede nulle), a conferma del peso determinante che continueranno ad avere ancora per lunghi anni le forze moderate e conservatrici della Città.

DALLE PRIME ELEZIONI LIBERE DEL 1946. LA SCONFITTA DEL 1948.
“Il 25 Ottobre del 1946 si tennero ad Afragola le prime elezioni amministrative che videro la partecipazione di 14803 cittadini, con una percentuale dell’82% degli aventi diritti al voto.

Si presentarono tre liste:
UDA (UNIONE DEMOCRATICA AFRAGOLESE) , formata da esponenti ,di centro- destra, che riscosse la maggioranza dei voti (4629)
ADL (ALLEANZA DEMOCRATICA DEI LAVORATORI), composta da rappresentanti del Partito socialista, di quello comunista e del Partito d’Azione, cui andarono 4605 voti
DC, che aveva deciso di presentarsi da sola e raccolse 3284 voti”(3) (”Afragola:dieci secoli di storia comunale-Aspetti e problemi” di Gaetano Capasso-Athena Mediterranea-Editrice in Napoli.)

La vittoria striminzita del centro destra consegnò all’UDA la guida del Comune perchè, in virtù del sistema elettorale maggioritario vigente, le furono assegnati 24 Consiglieri sui 30 da eleggere .
Questo risultato suscitò in Città non poche polemiche tra i militanti della sinistra, convinti per anni che si fossero verificati dei brogli.
Ben presto, comunque, le forze di centro destra ebbero modo di consolidare il proprio potere , alleandosi con la Democrazia cristiana , che in poco tempo finì per divenire il Partito guida di quell’alleanza.
Con il progressivo sfilacciarsi, fino alla sua rottura definitiva, del fronte unitario antifascista a livello nazionale, anche a livello comunale si registrò la crescita dello scontro politico tra il fronte di centro destra e quello di sinistra.
Questo scontro divenne ancora più acceso con le elezioni politiche del 18 Aprile 1948 , che contribuirono ad avvelenare ancora di più il clima politico del nostro Paese , che dopo solo qualche mese si ritrovò sull’orlo della guerra civile a seguito dell’attentato a Togliatti del 14 Luglio.
Anche ad Afragola in quelle elezioni si registrò la netta vittoria della DC che, forte della massiccia campagna anticomunista fatta apertamente dalle Parrocchie, raccolse 8014 voti , mentre alla lista delle forze di sinistra, il Fronte Democratico Popolare, che aveva come simbolo la testa di Garibaldi, andarono poco più della metà dei voti (4449).
E’ del tutto evidente che la durezza dello scontro politico aveva la sua origine nel forte scontro di classe in atto nel nostro Paese, dove si fronteggiavano i ricchi e i potenti di sempre, protesi nella difesa dei loro privilegi, e l’insieme dei lavoratori e degli esclusi che, una volta conquistata la DEMOCRAZIA e la REPUBBLICA, volevano veder riconosciuti i propri diritti, sanciti a chiare lettere dalla nuova Costituzione.
Nonostante la sconfitta elettorale, i comunisti anche ad Afragola , come nel resto del Paese, furono in prima linea per organizzare nella società e nelle pubbliche Istituzioni le iniziative necessarie per dare risposte alle ansie di giustizia che animavano il mondo del lavoro.
“Furono quelli, anni difficili : “lottare” significava, ad esempio, organizzare i braccianti scontrandosi con i “caporali” che , alle quattro del mattino, a Piazza Santa Maria o a Piazza San Marco, tastando loro il braccio, sceglievano tra i presenti , sempre numerosi per la mancanza di lavoro, i più “muscolosi”, i più “robusti”, per “affittarli” per una sola giornata di lavoro perché sapevano bene che , dopo una giornata intera di lavoro dalle quattro del mattino alle otto di sera, il giorno dopo questo bracciante non sarebbe stato “in forza” per una nuova giornata”.

(4) (tratto dall’intervento di Franco Laezza nel corso della Manifestazione per il tesseramento al PCI tenuta il 18 Novembre del 1979)

TUTELARE I DIRITTI DEI LAVORATORI

L’assillo costante dei comunisti in quegli anni mirava a tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori esposti alle angherie e ai soprusi quotidiani di un ceto padronale particolarmente meschino , che si riteneva legittimo proprietario della persona stessa che assumeva al suo servizio , oltre che della sua forza-lavoro .
Questi padroni, disconoscendo i diritti sindacali fondamentali dei lavoratori , cercavano di imporre, ad esempio, un orario di lavoro il più lungo possibile, in dispregio di quello previsto dal contratto nazionale.
Per mettere fine a questo sopruso, i compagni escogitarono una brillante trovata e fecero in modo che i diversi gruppi di braccianti fossero dotati di un apposito orologio che con la sua sirena scandiva in modo indiscutibile per tutti la fine dell’orario di lavoro .
Dal dopoguerra in poi e fino agli anni 60, i comunisti di Afragola poterono contare sul contributo fattivo di alcuni compagni di grande levatura politica e culturale inviati dalla Direzione Provinciale del Partito.
Da ricordare tra questi: RENZO LA PICCERELLA, prestigioso intellettuale , e poi l’ Avvocato VINCENZO INGANGI e, successivamente ANDREA GEREMICCA, giornalista e Dirigente storico del Partito Comunista napoletano.
Grazie ai sacrifici di molti compagni, i comunisti raccolsero l’adesione di un numero sempre maggiore di lavoratori e lavoratrici , dando vita anche a una vivace Sezione della FGCI, frequentata da tante ragazze come Teresa Funicola che trovarono il coraggio di battersi per i propri ideali non facendosi condizionare dall’oscurantismo dominante.
In questo modo il PCI si affermò stabilmente come il secondo Partito della Città, dopo la DC .

In verità, da un’analisi attenta del comportamento elettorale dei cittadini di Afragola nell’intero periodo storico che va dal 1946 al 1985 si evince che mentre nelle elezioni comunali il PCI è sempre al secondo posto, distanziato enormemente dalla DC, i risultati cambiano nelle elezioni provinciali e, soprattutto, in occasione di quelle politiche .
Si noti, ad esempio, che nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Napoli, il divario tra i due Partiti si assottigliava, con un balzo in avanti del PCI nel 1970 che si affermò come il primo Partito con il 41% dei voti, consentendo l’elezione di Franco Laezza .
Analizzando, poi, i risultati delle elezioni politiche si osserva che alla Camera DC e PCI sostanzialmente si equivalgono, mentre al Senato il PCI è sempre il primo Partito, e riesce ad eleggere il proprio candidato (5) (Vedi tabelle a pag 88e 89 relative al comportamento elettorale ad Afragola in “Società, elezioni e governo locale in Campania” a cura e con introduzione di Guido D’ Agostino- Liguori Editore-1990 ) .


Con il trascorre degli anni e la trasformazione progressiva dell’Italia da Paese sostanzialmente agricolo a Paese agricolo-industriale, si determinò una diminuzione degli addetti al settore primario e la crescita corrispondente di quelli impegnati nell’industria e nei servizi.
Un fenomeno del genere, seppur lentamente, si registrò anche ad Afragola. Si osservino, ad esempio questi dati :
1951 : 2.208 maschi e 293 donne nell’agricoltura; 4602 maschi e 90 donne nel secondario e 2928 maschi e 412 donne occupati nel terziario;
1981 : 598 maschi e 295 donne nell’agricoltura, 5625 maschi e 369 donne nel secondario e, 4611 maschi e 1221 donne nel terziario
(6ibidem a pag.86 tabella relativa a Popolazione per rami di attività).

Queste trasformazioni sociali, unitamente alla progressiva diffusione della scuola di massa, finiranno per influire anche sugli orientamenti culturali e politici dei cittadini di Afragola, con ricadute anche sulla presenza organizzata dei Partiti politici.
Sin dai primi anni 60, allora, aumentò il numero degli iscritti al Partito Comunista che, nel frattempo , si era trasferito da via Gramsci a Piazza Santa Maria intitolando la Sezione a “Ruggiero Grieco”.
Successivamente, anche a seguito di uno scontro politico che si era sviluppato all’interno del gruppo dirigente sezionale, si giunse all’apertura di un’altra Sezione del Partito in via Roma che si volle intitolare a Lenin.
Tra i nuovi iscritti aumentò la presenza di studenti e di operai, occupati nelle fabbriche dell’area napoletana. Un’ampia adesione si registrò, inoltre, anche da parte di tanti lavoratori edili.
Negli anni del boom economico l’area napoletana era stata massacrata dalla speculazione edilizia. Dovunque si erano aperti dei cantieri e Afragola divenne un ricco serbatoio di manodopera.
Da Piazza Belvedere o da Piazza Castello, a migliaia, di prima mattina, i lavoratori edili di Afragola si accalcavano negli autobus delle Tranvie provinciali per recarsi a lavorare nei cantieri di Napoli e Provincia.
Naturalmente, quasi sempre si trattava di lavoro a “mazza secca”, sottopagato e con scarsi diritti .
Spesso in quegli anni, d’inverno o d’estate, accadeva che alle fermate degli autobus, insieme ai lavoratori che andavano al lavoro, ci fosse anche un gruppo di comunisti che diffondeva materiale di propaganda del Partito e coglieva l’occasione per informarli dei loro diritti e sollecitarli ad organizzarsi a tutela della loro dignità di persone.
Tra quei comunisti, oltre ai compagni più anziani, tra i quali Pasquale Esposito che a, partire dal 1960 e fino al 1972, ricoprì la carica di Consigliere comunale, vi erano anche compagni più giovani , tra i quali Franco Laezza che, per anni è stato, successivamente, uno dei massimi Dirigenti del PCI di Afragola e, come tale, eletto Consigliere comunale dal 1964 in poi e Consigliere provinciale dal 1970 al 1980.

Vittorio Mazzone/ 2 continua


PER LA PRIMA PARTE VAI A : https://www.centoannipci.it/2021/01/02/afragola-storie-di-sezionestorie-di-citta-da-vittorio-mazzone-1-continua/

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *