Ringraziamo i compagni per il contributo che stanno offrendo alla conoscenza più approfondita della realtà di Afragola e delle lotte che vi si sono sviluppate. Stiamo lavorando con loro per giungere ad una pubblicazione specifica nei prossimi mesi che raccolga, insieme a quelli già editi, anche altri materiali in via di elaborazione. Lo faremo anche per altri territori con un lavoro già avviato. Chi avesse voglia di arricchire queste ricostruzioni con i contributi di altre città ha solo da farsi avanti.

LOTTE E RINNOVAMENTO DEL 1968/69

Sull’onda delle lotte operaie e studentesche che daranno vita al MOVIMENTO DEL 68 e ALL’AUTUNNO CALDO DEL 69 , il PCI diventò il punto di riferimento di una nuova generazione di operai e di studenti universitari e medi.
Questo fenomeno si registrò anche ad Afragola, dove ritroviamo tra i nuovi iscritti alla FGCI del 1962 un giovanissimo Antonio Bassolino , che si fece subito apprezzare per la saldezza dei suoi ideali politici , nonostante le resistenze familiari che dovette superare.
Nel 1969 Bassolino fu eletto Segretario della Sezione e questa scelta risultò lungimirante tant’è che, grazie al suo impegno e alle sue doti politiche e culturali, Bassolino seppe conquistarsi la stima dei compagni e delle componenti sociali più avanzate della Città .
Nel 1970 si svolsero le elezioni Provinciali e Regionali e ad Afragola il PCI riscosse un ottimo risultato, affermandosi come il primo Partito
Alla Provincia con il 41,3% dei voti consentì l’elezione di Franco Laezza e alla Regione con il 41,4% contribuì in modo significativo all’elezione alla carica di Consigliere di Antonio Bassolino , che fu, poi, chiamato a ricoprire cariche istituzionali sempre più prestigiose , da quella di Sindaco di Napoli, a quella di Presidente della Regione Campania, fino alla nomina di Ministro del Lavoro nel Governo D’Alema.
Negli anni successivi si registrarono ad Afragola forti tensioni , prima a causa di una gestione commissariale totalmente inadeguata ad assicurare ai cittadini i servizi fondamentali e, successivamente per responsabilità della Democrazia cristiana, lacerata da lotte interne e incapace di dar vita ad Amministrazioni comunali stabili ed efficienti.
Del tutto deludenti risultarono le scelte della DC di dar vita ad Amministrazioni di centro sinistra con la partecipazione di socialisti, socialdemocratici e repubblicani.
Contro questa politica dominante fatta di inefficienze, clientelismo, trasformismi e illegalità, i comunisti furono protagonisti di dure lotte, promuovendo, al tempo stesso, una forte mobilitazione popolare sui temi dell’occupazione, della scuola, dei trasporti e del riordino urbanistico della Città.
Di significato particolare furono la lotta al fianco delle lavoratrici dell’”ORLIFICIO FIENGO” minacciate di licenziamento e l’impegno profuso nella costituzione della COOPERATIVA NUOVA CASA che, dopo anni di fatiche laboriose riuscì a soddisfare il sogno di centinaia di lavoratori di poter disporre di una casa moderna a costi contenuti
Questo modo di far politica fu apprezzato dai cittadini di Afragola che nelle elezioni comunali del 1975 assegnarono al PCI il 25,1% dei voti, consentendo l’elezione di un numero doppio di Consiglieri comunali, che da 5 passarono a 10.
“Nelle elezioni politiche del 1976 il PCI supera il 41% , surclassando la DC cui infligge un distacco di cinque punti percentuali”(7)

(7) dal ”Dizionario dei Comuni della Provincia di Napoli” a cura di Guido D’Agostino -II-Edizioni Paparo 2006

L’IMPEGNO PER LA CITTA’

Forti di questo riconoscimento popolare, i comunisti di Afragola moltiplicarono il loro impegno nella Città e nelle Istituzioni per risolvere gli annosi problemi che angustiavano le componenti più deboli e indifese della popolazione. Purtroppo, si dovettero scontrare con una DC che, insieme ai suoi alleati, era incapace di concepire l’azione politica e amministrativa libera da logiche di potere.
Questa idea perversa della politica si rafforzò dopo il terremoto del 23 Novembre 1980, che, in verità, non produsse danni gravi ad Afragola.
Con la legge 219 del 1981, finalizzata al finanziamento di Provvedimenti organici per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree terremotate, giunsero ad Afragola somme ingenti, che una Amministrazione oculata e lungimirante avrebbe potuto utilizzare per riattare gli edifici privati danneggiati dal sisma e, contemporaneamente, mettere mano al risanamento urbanistico e civile delle aree più degradate del vecchio centro cittadino.
I comunisti si batterono per una scelta del genere, avanzando alcune proposte strategiche, tra le quali il risanamento del centro storico, l’individuazione nella cinta urbana di un’ area 167 per l’edilizia economica e popolare e la previsione di un’area PIP da destinare a piccoli insediamenti artigianali e industriali.
Prevalsero, invece, le vecchie logiche di potere clientelare, che servirono ad impinguare le tasche di privati cittadini, faccendieri e tecnici di pochi scrupoli senza apportare alcun miglioramento all’assetto urbanistico e civile della Città.

GLI ANNI DELL’INFLUENZA DELLA CAMORRA
Proprio a partire dal dopoterremoto, anche ad Afragola, il Comune, grazie ai finanziamenti sempre maggiori trasferiti dallo Stato centrale, assunse un ruolo economico nuovo diventando un soggetto gestore di appalti pubblici di valore rilevante.
Questa novità allertò prontamente i gruppi criminali storicamente presenti ad Afragola, consapevoli che, per consolidare il proprio potere , dovevano necessariamente condizionare le scelte politiche e amministrative della Città, operando sia dall’esterno che dall’interno, entrando a far parte direttamente dei diversi centri decisionali di potere.
Dopo la sconfitta del clan storico dei Giugliano, si affermarono i Magliulo capeggiati da quell’Ingegnere Vincenzo, elemento di spicco della DC locale, tanto da essere nominato in quegli anni prima Assessore alla Pubblica Istruzione e, poi, rappresentante della DC nell’ Unità Sanitaria Locale di zona.
Vincenzo Magliulo nei mesi del dopoterremoto dell’80 presidiava ogni mattina il Comune di Afragola, con l’intento di affermarsi come indiscusso padrone del campo.
Era presente a tutti i Consigli comunali, dove solo i comunisti denunciavano apertamente il cancro della camorra e la necessità di combatterla, pena la sconfitta di qualsiasi ipotesi di progresso .
Intanto si stava facendo avanti un altro gruppo di delinquenti , quello dei Moccia, ansioso di affermarsi come la cosca più potente del sistema criminale dell’area a nord di Napoli.
Si aprì allora una spietata guerra di camorra che segnò drammaticamente la vita di Afragola , dove già il 5 Gennaio del 1976, alle sette di sera in Piazza Gianturco, tra la gente intenta all’acquisto dei regali per la Befana, era stato ucciso il Maresciallo Gerardo D’Arminio , comandante della locale stazione dei Carabinieri.
Il 29 Agosto 1983 fu ucciso in pieno centro città Antonio Uzzauto Assessore comunale del PSDI.
Il 3 Luglio del 1986 un Consigliere DC, Paolo Sibilio, fu ferito nel corso di un attentato.
Il 16 Luglio 1987 un altro Assessore del PSDI Salvatore Caputo , nipote di Uzzauto e parente dei Moccia, che alcuni mesi prima era stato gambizzato, fu arrestato per i suoi rapporti con la criminalità organizzata.
Nonostante la netta e pressante richiesta dei comunisti di allontanare dalla Giunta comunale l’ Assessore arrestato con l’accusa di aver commesso reati gravissimi di stampo camorristico, la maggioranza dei Consiglieri fece quadrato e Afragola fu costretta a subire l’offesa di avere un detenuto tra i suoi Amministratori.
Lo stesso Caputo, poi, nel Maggio del 2017 sarà ucciso mentre a bordo della sua auto stava percorrendo una strada centrale di Afragola.
Sin dai primi anni settanta, i Comunisti, consapevoli di quanto fosse perniciosa la presenza della camorra, avevano attivato nella Città e nel Consiglio comunale una forte iniziativa politica e culturale, denunciando la funzione parassitaria della camorra che , succhiando le già scarse risorse pubbliche a disposizione, le sottraeva al corpo vivo della Città impedendone lo sviluppo.
La condanna della camorra e del suo ruolo oppressivo sulla vita della nostra realtà era strettamente connessa all’altrettanto netta condanna delle logiche clientelari dominanti che, di fatto, aprivano ampi spazi ai ricatti dei camorristi che, finivano per limitare la stessa libertà d’azione dei politici disponibili a patteggiare con loro.
Questo concetto fu espresso in modo esaustivo da Isaia Sales, allora Capogruppo del PCI nel Consiglio regionale della Campania , nella sua introduzione al ”DOSSIER: Il Comune di Afragola tra appalti e camorra”, pubblicato nel 1986 a cura della Sezione del PCI di Afragola:
” La camorra così è entrata nei Municipi dalla porta aperta del clientelismo politico. Il modo in cui sono stati amministrati i nostri Comuni
ha reso permeabile il sistema politico locale alla penetrazione della camorra.
Se un appalto lo si dà ai propri amici, come si fa, poi, a dire no a un camorrista? E quando decine e decine di persone si sono trasformate in imprenditori tramite la sicurezza della commessa pubblica, come meravigliarsi che sono a bussare i camorristi alle porte dei Comuni?…….In un primo momento gli uomini del governo locale hanno pensato di poter tenere a bada la camorra con qualche appalto o fornitura in cambio di voti , facendo entrare anche la camorra dentro il loro sistema di potere; quando, poi, si sono accorti che era la camorra a dettare le condizioni e hanno tentato di eleggere alle massime cariche Sindaci e Assessori di “frontiera”, uomini che per la loro storia e i loro metodi potessero garantire alla clientela politica il proprio spazio e alla clientela camorristica il suo………….Si può dire , a ragione, che la camorra è un esito , un approdo delle clientele politiche in determinate condizioni di disoccupazione di massa e di degrado urbano”(8)
(8)tratto dall’introduzione di Isaia Sales( Capogruppo del PCI al Consiglio Regionale della Campania) al testo “DOSSIER:aIl Comune di Afragola tra appalti e camorra” edito nel 1986 dalla Sezione del PCI di Afragola

Purtroppo, però, neppure questa iniziativa sortì i risultati sperati.
I comunisti, con la pubblicazione del DOSSIER e la denuncia di una serie di fatti concreti di malapolitica, avevano tentato con generosità di provocare una riflessione profonda nella società civile e tra i Partiti politici al fine di mettere in campo una netta rottura con il passato e tagliare alla radice la malapianta della camorra.
Ma la società civile non si fece sentire. La DC e i suoi alleati continuarono nell’andazzo tradizionale e il sistema criminale andò avanti con le sue logiche perverse.
Si susseguirono atti di efferata violenza, con l’alterna uccisione di associati dei due gruppi in lotta.
Questa guerra tra camorristi avvenne spesso con azioni eclatanti in pieno giorno, come quando una Domenica mattina di Maggio del 1987, nello stadio di Afragola, venne freddato Angelo Magliulo, fratello di Vincenzo e Presidente della squadra di calcio cittadina.
Sarebbe stata auspicabile una netta e aperta condanna di questo drammatico stato di cose da parte di tutta la Città , a partire dalle sue classi dirigenti, sociali, politiche e culturali.
Purtroppo ciò non accadde.

DISNEYLAND AD AFRAGOLA?
In tanti prevalse la paura di esporsi e in molti l’omertà, con la conseguenza che il PC e il suo gruppo dirigente furono lasciati sostanzialmente soli nella condanna del fenomeno camorra e la Città di Afragola fu costretta a vivere degli eventi ancora più nefasti.
A partire dalla prima metà degli anni 80, alcuni gruppi imprenditoriali, legati a diversi esponenti politici di Governo, avevano prospettato l’ipotesi di realizzare ad Afragola un PARCO A TEMA, una nuova Disneyland , con un investimento di 200 miliardi delle vecchie lire e l’occupazione di 1500 addetti.
Con il trascorrere di qualche anno il progetto iniziale prese corpo e ci si avviò alla fase operativa , scatenando una molteplicità di appetiti .
Si diedero da fare in tanti : personaggi politici a tutti i livelli, imprese, professionisti e faccendieri delle più diverse estrazioni. Non poteva mancare, naturalmente, un convitato di pietra. La camorra, infatti, non appena fiutò la portata del possibile affare, si diede da fare per costringere i proprietari delle terre interessate dal PARCO A TEMA a cedergliele a prezzo stracciato.
Si scatenò, allora, una guerra senza esclusione di colpi che raggiunse il suo punto di più alta tragicità il 10 Marzo 1988.
Nello stesso luogo dove il 21 Novembre 1987 era stato mortalmente ferito Vincenzo Moccia, figlio di Anna Mazza, la “vedova della camorra” , furono uccisi due esponenti della DC di Afragola: Paolo Sibilio, lo stesso che due anni prima era stato ferito durante un’aggressione, e il Consigliere comunale Franco Salzano.
La Città di Afragola rimase annichilita, ma non seppe trarne le conseguenze dovute, interrogandosi con coraggio sulle cause reali di quella tragedia.
Ben presto il dolore provato venne messo da parte e ciascuno ritornò al suo tran tran quotidiano.
Questo valse per la gran parte dei cittadini e per le stesse classi dirigenti che finirono per considerare quell’evento come un episodio da mettere al più presto nel dimenticatoio.
In altre sedi, invece, quel fatto drammatico costrinse a fare i conti con la complessità e la pericolosità oggettiva della nostra realtà territoriale.
Venne confermato ancora una volta che la “malapolitica” e la camorra avvelenano i territori in cui operano fino a portarli alla morte.
Accadde così che gli imprenditori che si erano ” cullati” con l’affare del PARCO A TEMA giunsero alla conclusione che conveniva scappare al più presto da Afragola e spostarsi verso aree più sicure e affidabili.
Svanì il sogno di tanti che avevano intravisto nel progetto di EURODISNEYLAND una storica occasione per emanciparsi , ma non si volle cogliere neppure questa tragedia per riflettere sull’accaduto e ricercare strade nuove. I comunisti , nonostante il contesto oggettivamente difficile, continuarono a sviluppare la propria azione politica mettendo sempre al centro la lotta per il lavoro e i temi della “questione morale”.

LA BOLOGNINA
Siamo giunti, così, al 12 Novembre del 1989 quando Achille Occhetto, con la “SVOLTA DELLA BOLOGNINA”, avviò il processo politico che portò allo scioglimento del PCI.
Tre giorni prima, il 3 Novembre, assistemmo alla caduta del”MURO DI BERLINO”.
Questo evento straordinario rappresentò, emblematicamente, la crisi irreversibile di tutti i Paesi del cosiddetto “Socialismo reale”, nonostante il tentativo generoso di Gorbaciov che si illuse di rinnovare un modello di società che si rivelò non riformabile.
La grandissima maggioranza del gruppo dirigente del PCI e dei suoi iscritti volle vivere questa fase delicatissima come l’occasione naturale per fare i conti con le novità di quella fase storica , tagliare i ponti con un passato ritenuto ingombrante e rinnovare contenuti e immagine della propria offerta politica. Pienamente convinto, sin da allora, dell’autonomia politica, culturale e ideale dei comunisti italiani, a distanza di 30 anni, continuo a considerare profondamente sbagliata quella scelta , che ,ancora oggi, condiziona la nascita di una SINISTRA davvero degna di questo nome.
Sarebbe opportuno riflettere accuratamente su quella scelta e su quelle da compiere oggi. Auspico che INFINITI MONDI voglia promuovere le iniziative più opportune per colmare questo vuoto.

Vittorio Mazzone /3 fine

prima parte al link : https://www.centoannipci.it/2021/01/02/afragola-storie-di-sezionestorie-di-citta-da-vittorio-mazzone-1-continua/

seconda parte al link : https://www.centoannipci.it/2021/01/10/afragola-storie-di-sezionestorie-di-citta-da-vittorio-mazzone-2-continua/

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1 commento

  1. I tre articoli sono la storia del P.C.I. di Afragola dalle sue origini fino alla sua fine come P.C.I, e il ruolo che ha avuto tale partito nella storia di Afragola.
    I tre articoli sono fondamentali per meglio inquadrare gli altri articoli pubblicati sulla storia del P.C.I, della nostra città .
    Assolutamente condivisibile la rivendicazione dell’autonomia politica, culturale dei comunisti italiani ed aggiungo che la coscienza di questa autonomia dovrebbe essere la base per fondazione di una una nuova e più unita sinistra.

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