Mi è stato chiesto da alcuni ex compagni, nella ricorrenza nel prossimo gennaio dei cento anni del Pci di approntare una esperienza significativa che ha caratterizzato il mio impegno politico nel periodo certamente più bello in assoluto della mia vita (1976-1990). Sottolineo che quanto testé da me affermato è privo di qualsiasi enfatizzazione e non posso omettere di dire, che la militanza nel Pci ha certamente contribuito notevolmente a consolidare in me alcuni sani principi morali nei quali credevo e che hanno trovato tanto spazio nell’attivismo politico che caratterizzava in quegli anni l’impegno di ciascuno di noi.
Ho aderito con piacere alla richiesta, per il semplice motivo che l’iniziativa in itinere si pone come obiettivo di non disperdere la “memoria” che ebbe a caratterizzare una intera comunità diversificata di persone, che per tanti anni hanno cercato di contribuire ad elevare il livello culturale e politico dei propri territori. Non so se ci sono riusciti, ma lo sforzo profuso non solo da loro, ma anche da militanti di altri partiti in quegli anni fu notevole, sebbene la realtà politica che oggi si vive dimostra forse, che l’obiettivo che ci si proponeva non è stato affatto raggiunto.


Non posso altresì omettere di dire preliminarmente intanto, cosa fu per noi giovani il PCI. Certamente un grande partito di massa nel quale militavano operai, contadini, impiegati, studenti, professori, intellettuali, professionisti ed innanzitutto tanti, tanti giovani. Gran parte degli iscritti partecipavano concretamente all’attività politica con un attivismo spontaneo ricco di passione e di entusiasmo. Io mi sono trovato a frequentare la Sezione in un periodo splendido con un consenso popolare sempre crescente, tanto da credere che forse potesse essere possibile addirittura superare in voti la DC e creare i presupposti per un’alternativa di sinistra alla guida del nostro Paese, giacché in grandi e piccole Città si costituivano in quel periodo un po’ ovunque giunte di sinistra con sindaci prevalentemente comunisti.
Il governo di solidarietà nazionale (1976), il rapimento poi dell’On. Aldo Moro (1978) e successivamente la morte di Enrico Berlinguer (1984) ed il PCI che con le elezioni europee del 1984 superava, seppure di poco, il grande partito popolare della DC raggiungendo la percentuale del 33,33%, non furono però sufficienti a rendere possibile, quell’alternativa tanta auspicata da una buona parte della società italiana. Quello che è successo poi, dal 1990 ad oggi è sotto gli occhi di tutti e l’unica cosa che merita di essere sottolineata è la totale scomparsa dei Partiti e della democrazia che in essi si esercitava, capace di formare dirigenti competenti, che assurgevano ad eletti del popolo solo dopo aver maturato, a seguito d’intensa militanza, esperienze, conoscenze specifiche, spirito di partito.


Personalmente chiesi la tessera del PCI alla sezione Lenin di Afragola nel 1976, dopo aver frequentato anche con una certa assiduità, per oltre dieci anni, la locale sezione del PSI. Ricordo che la mia adesione al Pci, come già detto, coincise con il crescente consenso che questo partito raccoglieva un po’ ovunque, tant’è che ad Afragola con le elezioni amministrative del 1975 addirittura il Pci raddoppiò i suoi voti passando da 5 a 10 consiglieri comunali. Il mio ingresso nella sezione non fu però, ad onor del vero, ben accetto dall’ “establishment” della locale Sezione. Probabilmente per l’astio dovuto ad una rivalità atavica tra socialisti e comunisti che ebbe inizio con la scissione del 1921. In ogni caso, sebbene in un clima talvolta ostile, con umiltà cercai all’epoca di dare il mio contributo, atteso che fui completamente “trascinato” dalla massiccia partecipazione di compagni giovani e meno giovani su tematiche interessanti ed avvolgenti che avevano sempre come riferimento “l’interesse” dei ceti più deboli. Ricordo quanta passione accompagnò tanti di noi a lavorare sul famoso Equo Canone (L.392/78), oppure su una proposta di ampliamento e ammodernamento del cimitero comunale che ci vide promotori di un convegno pubblico nell’ex Cinema “Umberto” ove ci fu tra gli altri un intervento del compianto ing. Enrico Forte che plaudì all’iniziativa trovandola originale e per molti aspetti condivisibile. Ing. Forte, con il quale ho avuto personalmente tanti scontri, ma del quale conservo un grande e bel ricordo per talune iniziative che riuscivamo a portare avanti, anche insieme, nell’interesse della nostra comunità. Continuai a lavorare nella sezione prima come semplice militante, poi come dirigente, successivamente quale componente del Comitato di Gestione dell’USL 25 (L. 833/78) e poi da consigliere comunale nelle elezioni del 1985. Divenni negli anni 1989/90 segretario della sezione e poi riconfermato consigliere comunale nel 1990.
Ho creduto necessario, anche se in maniera stringata, fare un breve excursus di quella che è stata la mia militanza in quindici anni di attività politica non tanto per parlare di me, quanto per consentire al lettore di memorizzare, ove mai lo trovasse interessante, il soggetto, l’iniziativa ed il contesto nel quale essa iniziativa è poi nata.

Afragola. I compagni della sezione con Mario Palermo e Abdon Alinovi. 1 febbraio 1976. Da Nicola Gala.


L’iniziativa: “La Casa del Popolo”
Alla fine degli anni ’70, ovverosia nel periodo di maggiore crescita del PCI mi posi, insieme ad altri compagni, l’obiettivo di creare nel nostro Comune una struttura che potesse rappresentare stabilmente un continuo momento d’incontro ove ciascuno iscritto, militante o simpatizzante all’interno di essa poteva sentirsi in “casa propria”. Era il periodo in cui, anche nelle nostre realtà meridionali, queste iniziative pur se in maniera latente venivano intraprese, molto spesso nei comuni ove il Pci aveva una forte presenza operaia che rendeva più facile creare i presupposti per la realizzazione di una “CASA del POPOLO”. Afragola non presentava tali caratteristiche per cui l’iniziativa fu vista dai dirigenti della locale Sezione con molto scetticismo. Scetticismo che nasceva da giuste preoccupazioni economiche considerata l’entità della spesa per l’acquisto di uno stabile (Circa 25.000.000 milioni delle vecchie lire), oltre poi alle somme necessarie per la sua radicale ristrutturazione. L’entusiasmo e la tenacia di alcuni di noi non fu frenata dalle preoccupazioni pur presenti e legittime, tant’è che partimmo con una sottoscrizione popolare ed una volta individuato lo stabile (P.za Castello), ricevemmo il placet del segretario della Federazione Napoletana e dell’amministratore provinciale del Pci. L’amministratore, il compagno Pastore di Arzano che condivideva l’iniziativa, diede la sua massima disponibilità senza remora alcuna, tanto da non mostrare alcun dubbio quando andammo all’incontro con il proprietario per la sottoscrizione del compromesso. Occorre precisare che a quel punto scattò in tutti gli iscritti e simpatizzanti, una commozione intensa con la manifestazione di momenti di gioia collettivi che ci consentirono di coinvolgere anche amici di altre fedi politiche, i quali ci aiutarono a portare avanti il nostro progetto.


Ci sarebbe da scrivere molto per raccontare i sacrifici, il tempo, il lavoro fisico che ha coinvolto tanti di noi.
Non è il caso. Mi piace però concludere questo “scritto” raccontando brevemente le preoccupazioni che si manifestarono in tutta la nostra comunità, dopo il terremoto del 23 novembre del 1980 (40 anni or sono). Preoccupazioni relative ad un possibile crollo della vecchia e fatiscente porzione di fabbricato a seguito delle scosse telluriche. Bisognava intervenire con immediatezza, ma le risorse mancavano e lanciare una nuova sottoscrizione, che pure facemmo, non rispondeva all’immediatezza dei tempi. A questo punto il compagno Franco Laezza ed io ci portammo presso alcuni imprenditori Afragolesi che qui ritengo giusto ricordare, il cav. Moccia ed i F.lli Tuccillo titolari della Calcobit che si fecero carico delle nostre esigenze dandoci la loro piena, immediata e gratuita disponibilità; il primo con la fornitura di tutti i solai prefabbricati necessari ed i secondi con la fornitura di tutto il calcestruzzo occorrente per la ristrutturazione e quindi la messa in sicurezza dello stabile,

Ci sarebbe da scrivere ancora molto, ma credo che sia abbastanza e concludo con gli auguri che voglio rivolgere a tutti quei compagni che parteciparono a quella che fu per tutti noi una grande ed indimenticabile esperienza di vita.


Michelino Fusco

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1 commento

  1. La memoria di un compagno che per quasi un ventennio ha avuto un ruolo importantissimo nella vita della sezione del PCI e nelle istituzioni di Afragola,
    e che in conclusione giustamente dice “ci sarebbe da scrivere ancora molto”
    Enzo Castaldo

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