Lo ricordiamo traendo da il Manifesto l’articolo di Luciana Castellina e con il link della sua ultima intervista al quotidiano raccolta da Andrea Fabozzi lo scorso 26 agosto 2020 sul Referendum sul taglio dei parlamentari.

da il Manifesto del 22 febbraio 2021

di Luciana Castellina

Gianni Ferrara è stato un grande giurista e a parlare dei suoi meriti in questo campo è giusto che siano i suoi colleghi e i suoi tantissimi allievi, molti ormai noti anche loro.

Ma non vorrei si scordasse Gianni Ferrara militante, che è quello di cui io sono diventata amica e delle cui specifiche virtù sono stata per quasi cinque anni – 1980-85 – testimone diretta: quando Gianni fu fra i membri più attivi della redazione di Pace e guerra, prima mensile, diretto da Rodotà e da me ma anche da Claudio Napoleoni, poi settimanale, quando alla direzione si aggiunse Michelangelo Notarianni (Claudio, non più deputato, si era «ritirato» a Biella). Voglio dire che in quegli anni il suo contributo non fu solo politico e culturale, ma anche puntuale nelle tante cose necessarie che non sfuggivano ad un compagno che si preoccupava dell’intera impresa, che si «faceva carico», anche nei modi elementari ma essenziali, dell’uscita del giornale.

Anche per questo siamo diventati così amici, perché lui restava fino a tardi in redazione persino a correggere le bozze, e poi si finiva la serata nella pizzeria accanto a piazza Cavour.

Gianni, deputato come Rodotà della sinistra indipendente eletta dal Pci, era con noi perché primo di un gruppo di compagni di provenienza socialista che, in quella fase di prepotente ascesa di Craxi, si schierò per rilanciare l’alternativa di sinistra che riappariva all’orizzonte, ma ancora esitante, come possibilità concreta quando, alla fine dei ‘70, Berlinguer cominciò a rimettere in discussione la linea del compromesso storico. Una prospettiva osteggiata non solo dal Psi. Con lui arrivarono successivamente anche Bassanini, Achillie altri socialisti meno conosciuti, un segnale importante anche nel quadro europeo.

Furono quelli, infatti, gli anni in cui si affermò, sostenuta dalla grande mobilitazione pacifista «per un’Europa senza missili dall’Atlantico agli Urali», una significativa sinistra socialdemocratica: Michael Foot a capo del labour party, Olaf Palme, del Ps svedese, Andrea Papandreu in Grecia, Kreiski in Austria, il folto gruppo della Spd tedesca. Una corposa tendenza che proprio su Pace e Guerra trovò nei suoi 5 anni di vita costante e autorevole riflesso.

Sono stati anni difficili, percorsi da molte incrinature a sinistra, ma anche di grande apertura al mondo e intreccio di culture.

Gianni era uno degli ultimi con cui potevo tener vivo il filo di questa memoria, ora se ne è andato anche lui. Una grande tristezza, ma anche allegria se ripenso al tempo in cui abbiamo lavorato gomito a gomito.

Grazie Gianni.

***

L’INTERVISTA DI ANDREA FABOZZI https://ilmanifesto.it/gianni-ferrara-con-rodota-difendevamo-il-parlamento-oggi-vogliono-affossarlo/

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