di Ubaldo Baldi


SEGRETARIO MICHELE ROSSI ( DICEMBRE ’47- AGOSTO ’53) E IL PERIODO “TUNISINO”
E’ a questo punto che entrano in gioco alcuni giovani e valenti membri del Movimento Giovanile nazionale, già espressamente inviati a Salerno, in particolare il “tunisino” Michele Rossi, ed anche dietro queste scelte si intuisce l’incombente volontà del vero dominus del partito salernitano, Giorgio Amendola. L’uomo incaricato dal nazionale per un ulteriore rilancio del Partito a Salerno è Michele Rossi, nato a Tunisi nel 1917, facendo parte la famiglia della consistente comunità di emigrazione sia lavorativa che antifascista presente da anni in Tunisia. Michelino, come lo chiamavano i suoi compagni, si avvicinò giovanissimo, appena sedicenne, a Tunisi al gruppo di italiani di ispirazione antifascista che nel 1932 aderirono al Partito Comunista Tunisino, tra questi Silavano Benassons. Una scelta questa maturata in gruppi sociali diversi, vi era una radicata presenza di famiglie italiane ebree, sia nella componente di lavoratori e che nell’altra di intellettuali e studenti, per affermare con maggiore radicalità il loro antifascismo e la vicinanza all’internazionalismo. Rossi, dopo aver aderito al PCT, diventò subito redattore di un giornale organo di stampa del Partito, «Il Liberatore». In poco tempo il giovane Rossi costituì quindi uno dei punti di riferimento della gioventù italiana antifascista in Tunisia, tanto da essere cooptato nella direzione del PCT. Altri importanti rappresentanti saranno Maurizio Valenzi e Loris Gallico che vi aderiranno più tardi, nel 1935. Per l’importanza che aveva raggiunto il gruppo italiano nel Partito Comunista tunisino, in quel periodo diventeranno un centinaio i militanti italiani nel PCT, a marzo del ’39 vengono inviati a Tunisi da Parigi, Giorgio Amendola e Velio Spano. Nel 1940, dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia fascista alla Francia, Michele Rossi viene arrestato assieme a Ruggero Gallico ed entrambi spediti nel carcere di Algeri. Rossi in più riprese sconta 18 mesi di carcere per attentato alla sicurezza dello Stato, ricostituzione del disciolto partito comunista e propaganda dell’Internazionale Comunista. Nel 1942 fu condannato a 20 anni di lavori forzati, ma riuscì ad entrare in clandestinità e a raggiungere l’Italia. Iscritto al PCI, nel 1944 è già segretario nazionale del Movimento Giovanile Comunista, nel 1947 ricopre l’incarico di ispettore regionale del partito per la Campania. In quegli anni si consolida un forte legame tra Amendola e Rossi e visto il ruolo dei fratelli Amendola nella vicenda salernitana, è probabile che questo sia uno dei motivi principali della scelta di “Michelino”.

Michelino Rossi

Nel frattempo a Roma aveva conosciuto quella che sarà la sua compagna di vita, la giovane Elina De Lipsis, segretaria di redazione di «Gioventù Nuova», diretto all’epoca da Carlo Lizzani. Elina è descritta come una bionda e ridente ragazza con i capelli raccolti a treccia sul capo a mo’ dell’usanza russa, di origine irpina di Santa Paolina e figlia di un medico comunista amico di Bordiga, già a 17 anni iscritta a Medicina. Elina a Roma ricoprì anche l’incarico di segretaria della Commissione Giovanile del PCI. Quando Michele Rossi viene a Salerno, lei lo segue, impegnandosi nel lavoro politico del settore femminile, le viene infatti subito delegato il compito di rafforzare il Partito in questo settore, nominandola responsabile della commissione femminile della Federazione . A dicembre del ’47 entra a far parte, come rappresentante comunista femminile, della Commissione Consultiva per la costituzione dei Comitati di gestione. Rossi non solo viene a Salerno assieme alla moglie, ma si fa raggiungere anche da un altro “tunisino” come Piero Memmi, cugino di Maurizio Valenzi. Memmi, forte di una esperienza accumulata sindacalmente tra i contadini tunisini, assunse la direzione della Commissione agraria del partito di Salerno dopo il 3° congresso della Federazione (dicembre 1947), collaborando assieme a Giuseppe Lanocita nella direzione dell’Associazione dei Piccoli e Medi agricoltori, svolgendo la sua attività politico-sindacale soprattutto nell’Agro nocerino-sarnese.


IL PARTITO E LA STRATEGICA ORGANIZZAZIONE DEL “LAVORO DI MASSA”, ’47-‘49
Risulta chiaro che nel salernitano, come in tanti centri agricoli del meridione, al centro dell’azione sociale tra i lavoratori della terra, rimaneva l’attacco alla grande proprietà parassitaria dei latifondi, con l’obiettivo di cambiare i rapporti di produzione esistenti e le forme di proprietà attraverso una riforma agraria. Già nell’immediato dopoguerra, oltre a sporadici episodi verificatisi a Sanza e nel Vallo di Diano, questa nuova fase di lotta vede alcuni primi tentativi di occupazione a carattere dimostrativo, ispirati dalla Federterra, di terreni demaniali come la tenuta di Persano od altri – a proprietà privata- in vari comuni dell’Alta Valle del Sele. Il primo episodio avvenne il 15 ottobre 1947 nel demanio Pezzella in agro di Palomonte, con una occupazione che vide impegnato un giovane delegato comunista Giuseppe Lanocita, un avvocato esperto in questioni demaniali e in legislazione agraria. L’occupazione durò alcuni giorni, non ci furono scontri con la polizia, ma Lanocita per questo subì un arresto il 21 ottobre e undici contadini di Palomonte furono denunciati. A questa prima occupazione seguirono altri tentativi effettuati nella zona di Buccino e Colliano.
Nel movimento maturò però ben presto, la necessità di una maggiore organizzazione e perciò il 15 dicembre 1947 a Eboli si svolse il 1° congresso regionale della Costituente Della Terra, che si aprì con una relazione di Abdon Alinovi alla presenza di esponenti di spicco della sinistra (Giorgio Amendola, Emilio Sereni, Luigi Cacciatore, Pietro Grifone, ecc ). Ad Eboli, nel dicembre del 1947, si tenne sui problemi della terra e della rinascita la prima Costituente della Terra, un’assise fondamentale per il movimento contadino, che si aprì con una relazione di Abdon Alinovi, erano protagonisti Giovanni Perrotta, Giuseppe Vignola, Ninì Di Marino, oltre la presenza dei più autorevoli esponenti politici e sindacali della sinistra, da Giorgio Amendola a Emilio Sereni, Luigi Cacciatore, Pietro Grifone, e la partecipazione di forti e numerose delegazioni di braccianti e contadini provenienti da tutta la provincia, dal Beneventano e dall’Avellinese, presenti altresì i capi storici del mondo contadino ( il vecchio Vincenzo Aita, per esempio, i La Padula, i Latronico, ebolitani ), i presidenti delle cooperative agricole di Eboli, Capaccio, Pontecagnano, Montecorvino, rappresentanze delle istituzioni locali e delegazioni operaie delle fabbriche salernitane e napoletane, venute a dare la loro solidarietà alle nostre popolazioni.
Quella prima assise della Costituente della Terra fu veramente l’atto di nascita di una nuova stagione di lotte nelle campagne, con la rivendicazione espressa con forza e a gran voce di una riforma agraria generale, e su nuove basi allora si venne dispiegando un vasto movimento ovunque dove era il latifondo con massicce occupazioni di terreni incolti, spesso da tempo immemorabile abbandonati. Ma pesante fu dappertutto l’intervento della polizia schierata in difesa dei grandi agrari, e si ebbero feriti, arresti e denunzie che dettero luogo a lunghi processi in Tribunale e in Corte d’Assise, processi nei quali furono coinvolti centinaia di contadini e numerosi dirigenti politici e sindacali, tra i quali ricorderò, per tutti, Silvano Levrero, che fu l’anima dell’organizzazione del movimento qui nella Piana del Sele, Pino Lanocita, Salvatore Paolino, giovane sindaco di Capaccio in quel tempo, Giovanni Perrotta, con tanti altri che, tutti, meriterebbero di essere ricordati come protagonisti di quella grande epopea, cosi come non va dimenticato l’impegno profuso accanto ai contadini in lotta dai parlamentari Pietro Amendola, Luigi Cacciatore, Pietro Grifone..”

Pietro Amendola


L’assise servì a dare nuovo slancio alle lotte, aprendo un fronte di occupazioni di terreni incolti e abbandonati nelle campagne del salernitano, con l’obiettivo esplicito di ottenere una vera Riforma Agraria.
Le vicende elettorali e l’attentato a Togliatti frenarono momentaneamente le iniziative, ma quando queste ripresero furono individuati quali organi di direzione e di lotta del movimento i Comitati per la terra, che dovevano servire a raggruppare e coinvolgere non solo i contadini, ma anche altre figure sociali progressiste. Nell’autunno del ‘48 ad ottobre si svolse a Cosenza il “Congresso dei Comitati per la Terra”. A Salerno si tennero varie assemblee dei Comitati a livello provinciale, al fine di nominare i rappresentanti all’Assemblea nazionale di Modena del 20 e 21 febbraio 1949.
A Modena si ribadì la necessità di applicare l’assunto dell’articolo 44 della Costituzione, che .. fissa un limite alla estensione della proprietà terriera privata attraverso obblighi e vincoli.. e in tal senso, veniva individuato l’obiettivo di una sempre più necessaria Riforma Agraria.
Quando l’esperimento di Memmi e Lanocita nell’Agro fu costretto a fermarsi quasi subito, affondando nel clima più generale della sconfitta del “fronte” del 1948, segna però anche una “svolta” della nuova politica del PCI salernitano, che avvenne gettando tutte le energie dell’organizzazione nel cuore delle lotte contadine della Piana del Sele, individuate come terreno strategico di intervento sistematico.


LE OCCUPAZIONI DELLE TERRE NEL 1949
Nel salernitano l’anno cruciale delle occupazioni fu il 1949, avendo come epicentro della lotta la Piana del Sele, nella zona tra Eboli e Capaccio, Pontecagnano e Battipaglia fino a Buccino.
Rossi perciò si fa affiancare da un altro valido componente di consolidata esperienza, Silvano Levrero che aveva lavorato e lavorerà in quegli anni cruciali, nell’ambito dell’elaborazione teorica e pratica relativa al settore agricolo, delle bonifiche della piana del Sele, del Sarno, dell’Alento. Levrero nel ’49 divenne quindi responsabile del settore del Lavoro di Massa della Federazione provinciale del PCI.
Sarà appunto Levrero assieme a Giuseppe Lanocita a Salvatore Paolino e Antonio Cassese, futuro sindaco di Eboli ed altri dirigenti comunisti locali, che organizzarono ad Eboli una sotto-federazione ad hoc per pianificare il movimento di occupazione delle terre, in piena sintonia con la segreteria di Rossi.
Fu in quelle mitiche lotte che il Partito “tunisino” di Michele Rossi, riuscì a formare saldamente la nuova giovane leva dei dirigenti salernitani come Feliciano Granati (che sposerà la sorella più piccola di Elina, Giulia), Abdon Alinovi, Giuseppe Manzione, Antonio Cassese, Peppino Vignola, Salvatore Paolino, Gaetano Di Marino, Pino Lanocita, Giovanni Perrotta e altri.
Rossi dovrà poi gestire il complesso movimento di occupazione delle terre per la Riforma agraria, ed una crisi economica e industriale che peserà notevolmente sull’occupazione all’inizio del decennio ’50, in una condizione “ambientale” molto pesante per gli effetti della sconfitta del ’48. Lo farà con impegno e abnegazione ma, Michele ed Elina, quando ritennero o meglio, quando la Direzione nazionale ritenne compiuta la loro missione, nell’agosto del 1953 tornarono a Roma, e quella nuova leva di dirigenti ormai consolidata, saprà continuare ad amministrare autonomamente il Partito.
L’importanza delle lotte del biennio ’47-‘49, aldilà dell’obiettivo immediato della “terra a chi la lavora”, sul piano più complessivo della rinascita sociale del mezzogiorno, almeno per l’impegno profuso in tal senso dai partiti della sinistra, è data dal fatto che si decise di creare i “Comitati per la Rinascita del Mezzogiorno”. Si cercava di raccogliere attorno alle rivendicazioni immediate, anche problematiche più complesse, come la difesa dei livelli industriali preesistenti (settore tessile, conserviero, filiera alimentare), ma anche il miglioramento o la creazione ex-novo delle strutture civili, sanitarie, stradali, scolastiche.
Il 3 dicembre del ’49 si tenne a Salerno, all’Augusteo, l’Assise della Rinascita della Campania e della Basilicata, l’importanza assunta dalla manifestazione è confermata dalla presenza di leader nazionali quali Luigi Longo, Giorgio Amendola, Emilio Sereni, Luigi Cacciatore la senatrice Palumbo.
In quell’assise uno dei discorsi più efficaci lo pronunzia il salernitano Luigi Cacciatore, segretario della CGIL, ma in primo piano nell’ “Esecutivo del fronte democratico del mezzogiorno” riunitosi a Napoli nel febbraio e reduce dall’essere stato inviato dalla CGIL a Melissa dove aveva partecipato il 2 novembre ai funerali dei contadini assassinati.

Giorgio Amendola a Salerno



IL “LUNGO FREDDO” DEGLI ANNI CINQUANTA, L’OFFENSIVA ANTISINDACALE E LA SMOBILITAZIONE DELL’INDUSTRIA SALERNITANA
Il clima da “guerra fredda” seguito alle elezioni del ’48, accompagnato da torbide manovre contro i partiti della sinistra e violente offensive rivolte al movimento sindacale, inquieta non poco sia il PCI che la CGIL salernitana.
Quelli sono gli anni di una profonda crisi economica che colpisce il proletariato operaio e larghe masse popolari del territorio salernitano. Il ’49 è stato anche, come visto, l’anno cruciale del movimento contadino per la Riforma Agraria, ma questo clima di crisi industriale, non scoraggia alcune iniziative sindacali come quella degli operai tessili delle MCM, che già nella seconda metà del 1949 avevano iniziato una lotta con l’obiettivo di aumenti salariali. Si trovarono di fronte però ad una intransigenza padronale dettata non tanto da motivazioni economiche, quanto appunto dalla volontà di non dare credito e spazio alle organizzazioni sindacali operaie, avendo come fine principale quello di contrastare la loro politica di ulteriori conquiste e del conseguimento di maggiori diritti.
Una volta nominato segretario della Federazione a dicembre del ’47, Rossi si era trovato dunque, a gestire non solo la riorganizzazione del partito ma anche gli effetti di una crisi economica e occupazionale che si appalesava critica in quei mesi, tanto che quando nel ’51 svolse la relazione nel 4° congresso, dal titolo «Per la pace, la libertà, il lavoro, contro la miseria e la disoccupazione, per la rinascita del Salernitano e del Mezzogiorno», denunciò un quadro sociale molto sofferente.
Le miserevoli condizioni delle masse meridionali spingono alle occupazioni delle terre, a richiedere contratti stabili, la riforma agraria, la previdenza sociale, sussidi, una casa, soprattutto lavoro, a questo movimento si contrappone una risposta governativa repressiva e dura, sono decine i braccianti e i contadini del Sud uccisi dalla milizia scelbiana nel biennio 1949-1950.
La politica economica di tipo liberista fu alla base delle riconversioni aziendali che comportarono numerosi licenziamenti e quindi lotte operaie di difesa del posto di lavoro, cui si oppose per prima la polizia scelbiana e successivamente si concretizzò anche un attacco diretto alle avanguardie sindacali e politiche, bersaglio preferito dei licenziamenti di quagli anni, tanto che si costituì , a partire dalla Fiat di Torino e che trovò adesioni in vari comitati provinciali tra i quali quello di Napoli, l’Associazione licenziati per rappresaglia politica e sindacale.
In questo clima fosco e retrivo, a Salerno e nel suo territorio, in quell’inizio del decennio anni ’50, la crisi si manifesta anche con la smobilitazione del vecchio comparto industriale da poco ripresosi dopo gli eventi bellici. Gli operai devono fare i conti con fabbriche che ricorrono alla chiusura o riduzione del lavoro, come la Schiavo, la Gambardella, le Concerie Riunite Salernitane e la Fonderia di Fratte, ed altre che la minacciano (Semep e Gabola) o riducono le lavorazioni (MCM, Tibaldi), oltretutto in un quadro di mancata osservazione dei contratti e ricorso frequente al caporalato con elusione degli uffici di collocamento.
Nel 1951 oltre ai temi economici, il PCI anche a Salerno unitamente ai socialisti ad organizzazione come l’UDI e la stessa ANPI, concentrano il loro impegno anche per il rafforzamento dei temi della Pace, a causa delle minacce di riarmo e dei patti militari di contrapposizione nel mondo. Si sollecita, in un convegno del 5 maggio, la formazione di un “Governo di Pace” e sottoscrizioni per il “Fondo Nazionale dei Partigiani della Pace. Attivo in questo senso Luigi Cacciatore del PSI.

Ubaldo Baldi

La Prima Parte https://www.centoannipci.it/2021/02/01/per-una-storia-del-pci-a-salerno-1-il-lavoro-di-ubaldo-baldi-in-anteprima-per-centoannipci/

La Seconda Parte https://www.centoannipci.it/2021/02/15/per-una-storia-del-pci-a-salerno-2-dal-1943-al-1947-dalla-guerra-alla-repubblica-di-ubaldo-baldi/

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