PUPELLA MAGGIO In campagna elettorale tra i fondaci del Cavone e palazzo “spuntatore”

di Roberta Calbi
Attrice grandissima, indimenticabile protagonista di “Natale in casa Cupiello” e di altri capolavori di Eduardo. Donna generosa e sensibile, attenta ai bisogni delle persone più semplici. Pochi forse ricordano che Pupella Maggio ebbe anche un’esperienza politica, candidata come indipendente nelle liste del PCI alle elezioni politiche del 1979.
Accettò di buon grado e con immediatezza. “Per dare una mano”, disse. Mise volentieri a disposizione la sua popolarità per una causa di progresso della società. E si impegnò a 360°, senza risparmiarsi nessuna fatica.
“Pupella, vieni, ti portiamo a palazzo ‘spuntatore’, vieni con noi!” – “E che è questo palazzo … come l’avete chiamato?” Siamo noi a chiamarla, le compagne della sez. Pci “4 Giornate”, che abbiamo il piacere e l’onore di accompagnarla, farle da chaperon, nella campagna elettorale.
Memorabili quei giorni su e giù tra i le stradette e i vicoli del quartiere Avvocata. La incuriosiva la scoperta di angoli di Napoli che non conosceva, pur essendo napoletana verace. Palazzo “spuntatore”, che da S. Potito porta giù a via Pessina, tra piani e appartamenti che si intrecciano, fu una bella esplorazione. E Pupella si divertiva, anche se per le scale si sentiva qualche tanfo poco piacevole!


Mentre eravamo a casa sua, a via Petrarca, piena di foto, ricordi, riconoscimenti, tra un intervento ed un’intervista da preparare, ci raccontò un po’ della sua vita. Che era erede sia da parte di padre che di madre di famiglie di attori da più generazioni. Ed era nata proprio nel camerino di un teatro. Il suo nome all’anagrafe era Giustina Maria, ma il padre cominciò a chiamarla Pupella dopo averla fatta esordire sul palcoscenico a soli due anni, vestita come una bambola di pezza, una “poupée”, come si dice in francese. “Ma mica ho fatto sempre l’attrice. No, mi annoiava. Me ne sono andata a Roma, a fare la modista” … e giù aneddoti sulla sua vita. Di quando aveva aiutato una famiglia di ebrei ed era stata costretta a cambiare città e mestiere, andando a Terni, in un’acciaieria, e poi in altre città. “Pupella, raccontalo in pubblico qualcuno di questi episodi, è interessante”. Ma lei aveva un po’ di ritrosia. “No, non voglio mettere in piazza la mia vita. Sono conosciuta come attrice, come interprete. Certo quando recito ci metto la sofferenza della mia vita”. “E con Eduardo?”… Un attimo di esitazione … “Grande, grandissimo, ma un carattere … Beh, lasciamo perdere. Mettiamoci al lavoro. Insomma, che devo dire a questi giornalisti? Vogliono sapere perché sono con voi nel PCI? Voglio portare voti, voglio far vincere il partito. Ma non voglio essere eletta, eh. L’ho detto al segretario. Che ci farei in Parlamento? La mia vita è sulle tavole del palcoscenico”.
E la campagna elettorale continuava vertiginosa.
Un flash di ricordi al Cavone. Avete presente questa strada? In realtà si chiama via Francesco Saverio Correra e in circa 550 metri di lunghezza e 40 di dislivello, da via S. Rosa quasi a piazza Dante, “racchiude tutto un mondo”, come è stato detto. “Bassi”, case modeste, palazzi nobili, oasi di verde in fondo ad un androne buio, nobiltà e miseria mescolate insieme.
Quando arrivavamo al Cavone, tutti la chiamavano “Pupella, Pupella …”, come fosse una di famiglia. E subito si formava un gruppo di persone che uscivano dai “bassi”, scendevano dai piani superiori, la riconoscevano, applaudivano, felici di incontrare una persona famosa, di poterle parlare a tu per tu.
Tappa successiva. Il fondaco S. Monica. Centinaia di scalini che si arrampicavano lungo un muraglione di tufo e nascondevano/rivelavano tante famiglie, tante storie difficili.
Qualche episodio imbarazzante. Un giovane padre di famiglia: “Pupella, sono disoccupato …”. E lei, generosamente, “Vieni, vieni a trovarmi al teatro S. Ferdinando. Qualcosa troveremo”. Noi a spiegarle con delicatezza che no, non si poteva, perché noi, i comunisti, non potevamo promettere un lavoro, ci battevamo per il diritto riconosciuto a tutti. Lei ammiccava, perplessa e un po’ incredula, con quel viso così espressivo.
Poi una sera, in sezione, salutandoci dopo un’assemblea molto partecipata, locale strapieno, tutti affascinati e contenti di averla incontrata, nell’uscire, alzando gli occhi verso i ritratti appesi alla parete (Marx, Lenin, Gramsci, come di prammatica), Pupella di botto fa “E chi sono quelli??”. Un momento di gelo, attimi di imbarazzo, respiri increduli trattenuti … e qualcuno, con un colpo di genio, “Che grande attrice! … finge di non conoscere …”. E la conduco fuori rapidamente.
Chissà … Magari avrà davvero finto? Non gliel’ho mai chiesto. Ma si può essere comunisti anche senza conoscere la storia dei “padri fondatori”. L’importante è scegliere da che parte stare. E quella scelta Pupella Maggio l’aveva fatta. Era sicuramente una “compagna”.


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1 commento

  1. ricordo quella manifestazione al palasport.non era pieno e si avvrtiva la fase difficile con il calo di consenso al PCI e mi emozionò la fatica di Amendola nel suo discorso per i problemi di salute che aveva.Lo avevo ascoltato al metropolitan nel 76 e poi al fiorentini credo nel novembre del 78 mi appariva un mito invincibile . poi ci lasciò dopo un anno alla vigilia del voto dell’80.era un grande partito e una grande comunità che non può ritornare ,ma che ci soinge a impegnarci ogni giorno per le ragioni della sinistra

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