Il PCI di Somma Vesuviana
Soltanto chi non è stato mai di orientamento di sinistra può minimizzare, svalutare o reputare retorica l’epopea dei gruppi dirigenti le sezioni del Pci presenti ed operanti nelle piccole e medie città del meridione d’Italia. Costoro, a partire dal secondo dopoguerra, costituirono comunità ideali e politiche unite nell’impegno e nella lotta per affermare principi di democrazia e libertà, di uguaglianza e giustizia sociale in un clima reso difficile da persistenti fenomeni nostalgici e rigurgiti reazionari.
In molte realtà del Sud, dopo la fine del fascismo, si cominciò a riprendere i fili di un discorso traumaticamente interrotto dal ventennio della dittatura. Fu così anche per la sezione del PCI di Somma Vesuviana. Questa nacque avendo alle spalle un‘eredità che gli proveniva dalla sezione del Partito socialista italiano fondata il 19 Dicembre del 1919 . Un mese dopo la grande vittoria conseguita alle elezioni politiche che videro il PSI conquistare il 32% dei consensi pari ad 1.834.000 voti ed a 156 seggi di cui solo 25 nell’Italia meridionale. Già questo è un dato da considerare e da tenere presente perché significativo della scarsa adesione delle masse popolari del sud Italia a quelle idee.

La sezione del PCI di Somma nacque il 15 Ottobre del 1944 ed a costituirla e dirigerla fu il nucleo dei compagni che nel 1919 avevano dato vita alla sezione del PSI. Come e perché il gruppo dirigente socialista si ritrovò, dopo il ripristino della libertà, a proclamarsi comunista è da attribuirsi agli eventi storici ed alla critica sistematica e radicale che esso rivolgeva al gruppo dirigente nazionale socialista che considerava debole, incerto, inadeguato e poco rivoluzionario rispetto a quello che la società italiana richiedeva prima e durante il ventennio fascista. Pur non aderendo alla scissione di Livorno, il gruppo dirigente la sezione, a mano a mano che si sviluppavano gli eventi nazionali ed internazionali, cominciò a condividere le posizioni politiche di quelli che venivano definiti “massimalisti”(Serrati, Maffi, Riboldi e Lazzari) approdando successivamente alla Terza internazionale (terzini) per poi entrare nel PCd’I. Quindi la costituzione della sezione del PCI fu l’ approdo naturale delle posizioni politiche maturate nel corso del ventennio e della guerra. All’inaugurazione della sede parteciparono Maurizio Valenzi e Vincenzo La Rocca che in seguito diventarono Senatori e deputati del collegio .

Tra tutti i compagni della sezione emergeva e prevaleva, tanto  da essere punto fermo di orientamento ideologico, per cultura e capacità politiche, il Prof. Francesco Capuano.[1] E fu in virtù del suo passato di antifascista che il CLN[2] napoletano, nell’Aprile del 1945,  lo scelse come Sindaco del Comune di Somma. Incarico che gestì insieme ad una Giunta costituita da rappresentanti di altri partiti antifascisti. Il Capuano svolse la sua funzione tra grandi difficoltà dovute al clima di reazione che  veniva alimentato nel paese da “signorotti ed agrari locali” che, servendosi di cosiddetti “arditi” e “patrioti”, si proponevano di far nascere dei torbidi alla prima occasione.[3] Per avere un’ idea di quanto fosse drammatica la situazione sociale e politica nel paese è sufficiente richiamare quello che  Salvatore Cacciapuoti[4] nel gennaio del 1946 sosteneva sul giornale Comunisti napoletani[5]   << Il Sindaco Capuano era stato costretto a ripristinare, ottemperando ad un ordinanza prefettizia, un’imposta che a Somma da cinque anni non veniva pagata e che colpiva soprattutto i ceti agrari più abbienti. Il pretesto era stato trovato e con la demagogica parola d’ordine di “ non pagare le tasse”, un ristretto gruppo di provocatori non esitava in molti casi ad usare anche la minaccia del fucile spianato pur di far massa; riusciva a trascinare qualche centinaio di contadini a manifestare incompostamente contro il Sindaco e poi a distruggere gli uffici comunali per le imposte, ad assalire ed incendiare le sedi del CLN, del Partito Socialista e del Partito Comunista; sulla porta del Municipio il nostro compagno Obici [6],andato ad avvertire il sindaco che le autorità avevano promesso il loro sia pur tardivo intervento, veniva aggredito e ripetutamente pugnalato alle spalle da un provocatore in divisa di “maresciallo degli arditi”,la cui furia omicida solo alcuni colpi di pistola, partiti dalla folla, riuscivano a stroncare. Due particolari vanno ricordati: la supina acquiescenza del maresciallo dei carabinieri coi sobillatori, insieme ai quali una settimana prima partecipava ad una riunione chiusasi al grido di “Viva i Savoia! Abbasso il sindaco comunista”;e il fatto che le guardie comunali, andavano ad annunciare l’imposta dicendo: “Questo è il regalo che vi fa il sindaco comunista” e spiegando che si trattava di pagare 200 mila lire, quando tale somma era l’imponibile accertato e non l’aliquota da pagare. Per completare infine il quadro, va detto che il Sindaco di Somma aveva avvertito sia la prefettura che le autorità di P.S. di quello che si andava preparando e che, tuttavia nessuna misura preventiva era stata presa>>.. Il Cacciapuoti concludeva il suo intervento ritenendo che << a Somma il gruppo dirigente della sezione ha commesso l’errore di non aver saputo essere avanguardia del popolo e di non aver costruito un movimento popolare ampio a sostegno dell’azione del Sindaco e della Giunta………Gli istigatori degli incidenti di Somma non sarebbero certamente riusciti nel loro intento di mobilitare contro il Comune, contro il CLN,contro le sezioni comunista e socialista anche solo dieci contadini se fosse esistito intorno al Sindaco un consiglio del popolo, se il Sindaco e la Giunta avessero discusso tutti i problemi comunali – per esempio quelli delle imposte in una grande assemblea popolare. >>. [7]

Alcuni decenni dopo, negli anni 80, il segretario della sezione del PCI all’epoca dei fatti, Vincenzo Annunziata[8], esprimeva ancora irritazione per le critiche superficiali ed offensive espresse dal Cacciapuoti. Egli le riteneva ingiuste perché schematiche, astratte e superficiali rispetto alla realtà sociale di Somma che, secondo lui, il Cacciapuoti ignorava totalmente. Avrebbe voluto vedere che cosa sarebbe stato capace di fare lui rispetto a quanto i dirigenti della sezione avevano fatto per evitare la rivolta. Per il PCI quindi l’impatto col governo del paese non fu positivo, evidenziò una diffusa ostilità tra la popolazione. Questa infatti non accettava che la “Giunta rossa” governasse una città a prevalenza monarchica, liberale, sostanzialmente nostalgica del fascismo e quindi di destra. In sostanza il popolo di Somma considerava i partiti di sinistra un corpo estraneo alla cultura prevalentemente moderata e conservatrice del paese. Soltanto 20 anni prima infatti (1924) alle elezioni politiche svolte col sistema elettorale della legge Acerbo[9] “la cittadinanza di Somma, con fervido entusiasmo diede alla lista del Partito Nazionale fascista 1896 voti sopra poco più di duemila votanti”.[10] Inoltre ,al referendum del 2 giugno del 1946 la Monarchia ottenne l’80,26% contro il 15,73% della Repubblica.[11]Questo era il quadro sociale, politico e  culturale che si presentava davanti al gruppo dirigente la sezione PCI, per cui nei primi anni il lavoro fu  tutto dedicato, attraverso una capillare e tenace azione di propaganda, al rafforzamento della struttura politico-organizzativa ed alla crescita degli iscritti al Partito. Credo che  fu proprio nell’ambito di quell’impegno che nel 1947 la sezione dette vita alla  squadra di calcio Stella Rossa, nella quale giocavano giovani  per lo più orientati a sinistra.

Luciano Esposito / 1 continua


[1] Francesco Capuano: fu eletto il 21 dicembre del 1919 segretario della sezione del PSI  di Somma a soli 23 anni, quando era ancora studente universitario ed insegnante elementare. Successivamente insegnò matematica e Fisica presso il Liceo Umberto di Napoli. Nel congresso della federazione napoletana del 4 dicembre del 1920 venne eletto nel consiglio provinciale del PSI. Durante il fascismo era ritenuto un pericoloso sovversivo ed era sottoposto a stretta vigilanza da parte della questura di Napoli e dell’OVRA. Era nato nel 1896 e morì nel 1953.

[2]  CLN : comitato di liberazione nazionale.

[3] Luciano Esposito : Rossi Vesuviani pag.2 Edizione l’informatore, 1998 Torchiara (Salerno)

[4] Salvatore Cacciapuoti, operaio metallurgico, comunista dal 1931. Dopo aver partecipato alle 4 giornate di Napoli, si impegnò nella militanza nel PCI ricoprendo dal 1944 al 1954 l’incarico di segretario della federazione comunista napoletana.

[5] Comunisti napoletani : bollettino interno della Federazione provinciale del PCI napoletano.

[6] Carlo Obici :, ex partigiano, ligure di nascita ma “meridionale per scelta”, era stato prigioniero militare in Tunisia ed Algeria insieme a Maurizio V. Scampato ai campi di concentramento, fece ritorno in Italia nel 1944 ed entrò nel PCI. Tornato a Napoli, fu responsabile del Centro assistenza reduci e soldati  di Napoli e fu dirigente della federazione comunista napoletana occupandosi  dell’Ufficio quadri.

9 Luciano Esposito : L’idea che ci rapì la mente e il cuore  pagg.3-4 Edizione Amazon  Columbia(USA)2018.

10 Vincenzo Annunziata : operaio metallurgico presso la navalmeccanica di Napoli. Nel 1922, a 19 anni, fu eletto segretario della sezione del PSI fino al 1924. Dal 1944 segretario del PCI fino a quando (1949) non fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Montelupo fiorentino perché licenziato per rappresaglia politica, dove visse fino al 1986. Si deve a lui la conservazione dei verbali delle riunioni del PSI dal 1919 al 1924 raccolti e commentati da Luciano Esposito nel volume Rossi Vesuviani.

11 Legge Acerbo: legge che prendeva il nome dal suo presentatore, voluta da Mussolini ed approvata da un’esigua maggioranza parlamentare. Essa prevedeva che alla lista o alla coalizione di partiti che  conquistava almeno il 25% dei voti validi, veniva  assegnato il 75% dei seggi parlamentari.

 12  Luciano Esposito: La Somma di voti ed ex voti pag.21 Edizione Stampress srl Somma Vesuviana 2008.

13 Ibidem pagg.19-20

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