di Antonio Minieri

Nella figura di Ingrao quello che più ci faceva appassionare era la sua passione politica ed il sogno che lui ci rappresentava nel suo essere politico e leader . La disciplina ci faceva essere razionali ed osservanti della linea politica che il partito indicava. In questo , la figura ed il ruolo di Berlinguer non venivano messe in discussione né sottoposte a critiche, ma la scelta del leader politico che ti trasmetteva passione ed entusiasmo, questo era lasciato al nostro essere compagni all’interno di una organizzazione politica che era vasta ed aperta al confronto.
Per noi giovani Ingrao rappresentava il sogno di una società migliore , più giusta , più aperte alle nuove richieste che venivano in particolare dal mondo giovanile. Lui stimolava il dubbio , l’appartenenza al partito in modo critico ed allo stesso tempo costruttivo.
Per noi giovani comunisti di Nola la sua presenza nel nostro territorio, in particolare durante le competizioni elettorali, era sempre un motivo di entusiasmo e di partecipazione . Nola ,purtroppo non era mai inserita nei suoi giri elettorali. Tante volte partivamo per Napoli per poter avere la possibilità di ascoltarlo da vicino. Una volta, in una dura campagna elettorale per le politiche io e l’avvocato Fusco ci recammo a Castellammare per ascoltarlo in un comizio di chiusura di campagna elettorale dove Ingrao sferrò un duro attacco al potentissimo Gava che li era di casa. Il suo comizio fu travolgente. Quando finì di parlare fu portato velocemente in una macchina che partiva alla volta di un altro paese dove era atteso per un altro comizio. Ricordo che rincorremmo a piedi la macchina dove era salito, per poterlo salutare da vicino ; quando ritornammo verso la piazza dove si era tenuto il comizio trovammo gente che, al suono di bandiera rossa , applaudiva verso un palco ormai vuoto, ma ancora pieno delle sue straordinarie parole.
Come politico poi, il suo ruolo Istituzionale di Presidente della Camera lo portò lontano dalle piazze a dalla politica militante , ricoprendo lui un ruolo Istituzionale al di sopra delle parti. Ebbi l’opportunità di vederlo ancora una volta a Napoli, ormai anziano, per la presentazione del suo libro autobiografico , Volevo la Luna, e per cogliere l’occasione di ricordargli il suo passaggio a Camigliatello in Calabria, dove lui era stanco in clandestinità e dove io ero stato per lavoro. Lui sottolineò questo ricordo in una dedica sul libro.


Poi il tempo è passato, tutto è cambiato, tranne la mia passione e quella di qualche amico verso questo straordinario leader politico. E fu così che quando nel marzo dal 2015, al compimento dei suoi 100 anni, non potemmo reprimere il desiderio di andare a rendere omaggio a lui per la sua vita dedicata alla causa politica . Andai a Lenola , con gli avv. Fusco e Laudanno ed im dott. Napolitano , per partecipare a questo evento. Lui , per motivi di salute non era presente, ma la manifestazione con Zingaretti ed altri politici fu molto bella e carica di ricordi .
Dopo pochi mesi, nel settembre di quell’anno , ci arrivò la notizia della sua morte.
Il ricordo di quella figura che aveva attraversato tutta la nostra vita politica , non poteva essere solo un pensiero sfuggente . Per tale motivo ci organizziamo per raggiungere Roma , dove sulla piazza di Montecitorio si tennero i funerali. Il ricordo della sua vita politica e personale fu ricordata da Reichlin , dal regista Ettore Scola, e dalla Castellina , che ne delinearono con molta passione il profilo politico, Istituzionale e personale.
Dopo i funerali romani erano previsti anche quelli a Lenola , sua città natale.
In un attimo, tutto il gruppo pensò che quest’ultimo passaggio a Lenola era importante e doveroso.
Arrivati nella piccola città di Lenola trovammo tutto il paese ad attenderlo. Qui Vendola ricordò in modo straordinario la figura del politico . Rimaneva a questo punto fare viaggio per arrivare nella ultima dimora. Giunti all’ingresso del cimitero le forze dell’ordine chiesero a tutti di lasciare soli i familiari per l’ultimo saluto. Fu una delle figlie di Ingrao che diede il permesso di far entrare tutti , poiché, come lei disse tutto quel popolo era la su famiglia. Ci portammo subito davanti alla sua ultima casa per poter dare all’ultimo saluto all’uomo che ci aveva fatto sognare una politica diversa da quella che quotidianamente vivevamo.
Tutto questo per noi era un dovere morale verso una figura politica che aveva profondamente segnato il nostro percorso all’interno di un partito che faceva della disciplina un valore necessario , ma che lasciava liberi di pensare e dj contribuire al miglioramento della società.

  • la foto di Pietro Ingrao è tratta dall’Archivio de il Manifesto
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