di Gianfranco Nappi

IRiS Fontanelle ha compiuto opera meritoria editando questo Dall’arte del legno all’Alfasud e ritorno. Memorie tra artigianato e catena di montaggio. E’ il racconto di una vita importante, quella di Carmine Castaldi che oggi ha varcato la soglia degli ottanta anni. Attraverso le parole semplici di questo compagno che ho la fortuna di incrociare fin da quando ero io poco più che un ragazzino e incontravo la classe operaia di Pomigliano d’Arco, si ripercorre, da un angolo di visuale particolare, un pezzo non piccolo della storia sociale di Napoli.

Carmine viene da una famiglia di intagliatori del legno, di restauratori, di artisti oltrechè di artigiani. Nel cuore del centro storico di Napoli, tra Sanità e Stella. Il nonno ha abitato nella casa che era stata di Francesco Mastriani, lo scrittore che nella seconda metà dell’800 ha raccontato come pochi altri le condizioni di vita e i sogni delle classi popolari e proletarie della città. Il nonno anzi ne realizzerà anche un bassorilievo in legno. Amico lui anche di Vincenzo Gemito. E il papà di Carmine prosegue nell’intrapresa di famiglia nella quale si cimenta lui stesso. E’ un artigiano-artista Carmine e in questo scritto ci racconta della Napoli ricca di botteghe artigiane, di una cultura e di un saper fare diffusi che avrebbero potuto diventare nerbo produttivo e di attrazione per la città e che invece sono stati lasciati disperdersi fino al vero e proprio degrado di oggi quando l’intero centro antico è diventato un unico formicolante fast-junk-food al servizio di una concezione sbagliata del turismo.

C’è la vita in questo libro, da quando piccolissimo Carmine ricorda i bombardamenti della seconda guerra mondiale, agli anni cinquanta e sessanta, della formazione con il padre. Ci sono gli amori, l’incontro con la moglie, il farsi della sua famiglia. E c’è la scelta, nei primi anni ’70, per dare sicurezza a questa famiglia, di lasciare la sua attività di artigiano e di entrare in Alfasud. L’impatto con l’organizzazione fordista del lavoro, la catena di montaggio che, come ci racconta Carmine, lui aveva visto prima solo ne Tempi moderni del grande Chaplin. E lui, artista, capace di abilità e creatività, ci sta stretto a questa catena di montaggio. E così, diventa quasi naturale per lui, nei reparti in cui si ritrova, fino a quello del cablaggio, diventare riferimento della contestazione a ritmi e organizzazione del lavoro stranianti, non a misura d’uomo. E qui c’è il racconto della sua esperienza sindacale, del suo essere operaio stimato dai suoi compagni di lavoro, loro rappresentante nel consiglio di Fabbrica, iscritto al PCI. Della sua battaglia per le 150 ore, vera conquista alla cultura e al sapere per gli operai. Poi arriva la Fiat e Carmine, così come tanti altri, paga la sua schiena dritta, viene messo in cassa integrazione, inviato in strutture produttive esterne alla fabbrica poi rapidamente cedute ad altri private. E Carmine alla fine non ci sta, si licenza ben prima di aver maturato le condizioni della pensione.

E ritorna alla sua passione, quella dell’intagliatore, dell’artigiano, dell’artista. E lì lo potete ritrovare oggi, se vi va , a Via Sapienza 15, nel suo lavoro. E lo ritrovate in tutte le iniziative e attività volte a far sì che una intera memoria operaia e del lavoro a Napoli non sia dispersa, nella quale poi ha ritrovato tanti compagni e compagne delle sue esperienze di fabbrica, a cominciare Rocco Civitelli , dirigente della Camera del Lavoro di Pomigliano d’Arco in quegli anni cruciali. Va letto questo libro, e va fatto leggere. E’ una lezione di vita. Di onestà, di legame con la propria realtà, di dignità e di voglia non doma di cambiare il mondo. Un esempio per chi è più giovane: eccolo anche da qui tutto il valore dell’impegno sul terreno della memoria. La storia di Carmine è parte di quella Grande storia che non parla di generali e comandanti o padroni delle ferriere, ma parla della passione, dei sogni, della voglia di riscatto di milioni di donne e uomini semplici, di quel mondo del lavoro che unendosi ha saputo cambiare la propria vita, conquistare la democrazia, difenderla. Caro Carmine, Grazie per avercela raccontata questa storia nel mentre la vivi ancora da protagonista negli affetti della tua famiglia e di tutti quelli che ti vogliono bene.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *