di Pasquale Iorio

Come emerge dalla biografia che gli ha dedicato Silvano Franco – fu una “protagonista al femminile” nel contesto difficile di Terra di Lavoro all’indomani della prima guerra mondiale. Era dotata di una straordinaria forza che balza in primissimo piano al Congresso di Livorno del 1921, decisa a fondare anch’essa il “partito socialista nuovo”, ossia la costola comunista che darà frutti al vecchio albero, con una influenza molto importante nel futuro della storia del nostro Paese. Fu una donna forte, molto emancipata per i suoi tempi, un vero capo. Di professione medico, e nonostante gli impegni quotidiani imposti dalla sua professione in una terra difficile, svolse una attività politica intensa, schierandosi sempre dalla parte delle classi più deboli. La questione contadina costituisce la bandiera attorno a cui si ritrovano tutti gli oppressi. La lotta per la conquista delle terre è il filo rosso che lega le speranze rivoluzionarie che segnano il cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) al movimento democratico, che nel dopoguerra si organizza nel Sud e dà vita ad epiche battaglie per dare la terra a chi la lavora.

Dopo la liberazione dal fascismo tornò alla politica partecipando alla costituzione del PCI. Sia nella fase socialista che poi la sua azione politica è stata sempre legata all’idea di una “sinistra rivoluzionaria”. Infatti, operai e contadini costituirono sempre il centro dell’attenzione e dell’impegno di Maria Lombardi fino al declino della questione contadina negli anni ’60, non solo nella zona aurunca ma in tutto il Mezzogiorno. Dai documenti emerge la dimensione sociale del suo profilo, del suo impegno costante su tematiche e questioni di carattere storico e politico di portata nazionale.  Fu protagonista di una lotta convinta a fianco dei bisognosi e dei meno abbienti: i braccianti del malsano «Pantano», ad esempio, contro i sontuosi padroni del latifondo. Nasceva così, spontaneamente, da una opzione sociale, la sua parabola politica, da “pasionaria”, delegata casertana per il Partito Socialista Italiano, al Congresso di Livorno del 1921. E da lì uscita fuori, su posizioni ancor più radicali, a fianco di Bordiga e Gramsci, come co-fondatrice del Partito Comunista d’Italia assumendo il ruolo di segretaria della Federazione di Terra di Lavoro. Per partecipare tanti anni più in là, dopo il blackout del fascismo e della Seconda Guerra, alle battaglie sindacali ed alle vicende operaie dei primi anni ’50. Fu un personaggio affascinante, complesso ed anche scontroso, difficile da domare.

Muore il 20 maggio del 1963.                                                                                  

Fu una delle poche donne che riuscì a laurearsi nella Facoltà di medicina della Federico II a Napoli. Esercitò per lunghi anni la professione di medico condotte in varie frazioni del sessano e dintorni. Fu molto attiva nella cooperazione per le classi meno abbienti. Partecipò in modo attivo alla scissione del PSI e si impegnò nella organizzazione del nuovo partito comunista, fino a diventarne il 12 giugno 1921 segretario della Federazione provinciale di Terra di Lavoro. A causa del suo carattere ribelle alla fine dello stesso anno fu espulsa per indisciplina. Dopo il crollo del fascismo si riaffacciò alla vita politica e nel 1944 (insieme con Gori Lombardi, Ugo Paparelli e Michele Storace fu tra i fondatori della sezione comunista di Sessa Aurunca. Nelle elezioni amministrative del 1952 venne eletta consigliere comunale della sua città nella lista del PSI, sempre a fianco delle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi operaie e contadine (come nel caso della vertenza dei braccianti per il rimboschimento del Monte Massico, insieme con altri compagni storici come Pietro Bove, G. Ciriello, Vito Longo, R. Laurenza e S. Martino). Nonostante la sua vita travagliata bisogna riconoscere che svolse un ruolo di primaria importanza in piena epoca fascista, con scelte politiche coraggiose in aperta rottura con i tempi e le con l’ambiente in cui visse. Può essere considerata una figura ante litteram del movimento femminista.

Pasquale Iorio

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