Le foto delle donne del PCI e della Sezione 4 Giornate che illustrano l’articolo sono di Gianni ContI.

Un bell’8 marzo di tanti anni fa. Fine anni ’70. Un gruppo di compagni della sez. Materdei, Matteo Tirelli, Gustavo Corrado, Antonio Molisso,e altri, portano una bella Torta mimosa alle compagne della sez. 4 Giornate. Dall’”alto” di via Matteo Renato Imbriani (la Salute) “scendono” a via S. Giuseppe dei Nudi, parallela della più famosa S. Potito, zona Museo Nazionale.

Una sezione a prevalenza femminile, del che eravamo abbastanza orgogliose. Un omaggio che ci stupisce e ci fa contente. Fino a qualche anno fa l’8 marzo per le donne era una Giornata veramente importante, mai una Festa, una Giornata
Maria Teresa, la segretaria, Marisa, Giorgia, Amalia, Maria, le più giovani, Elvira ed Elena.
“E’ signurine ‘ra sezione”, ci chiamavano nel quartiere. Eravamo un punto di riferimento nel quartiere, via S. Giuseppe dei Nudi, parallela alla più famosa S. Potito, quasi in bilico tra il quartiere del Cavone, con i suoi bassi e i suoi fondaci e le scale “a S. Potito, che portano al Museo Nazionale.


C’erano ovviamente anche compagni. Corrado Sabetti, colto, rigoroso, coerente, Umberto Savastano, classe operaia Italsider, Ciro Panniello, anche lui segretario dinamicissimo, Gennaro Borrelli, che abitava nel basso accanto alla sezione. Con la moglie Maria e i figli erano una vera famiglia di compagni, semplici, disponibili …anche in cucina. Zeppole, panzarotti, quante mangiate nella loro cucina.
Altri ancora. Una comunità operosa, in cui si esercitava la socialità …termine che in quegli anni non esisteva …forse perché di fatto si praticava.
Vita di sezione
E quando c’erano le elezioni perfetto servizio catering (ma anche questa è una parola che è venuta dopo). Caffè e cornetti a prima mattina per scrutatori e rappresentanti di lista in tutti i seggi, caffè a metà mattinata, a pranzo cestino a seconda delle ordinazioni e gusti di ciascuno.

Noi, i comunisti, ci dovevano ammirare e invidiare tutti. Anche così si costruiva una identità e una egemonia culturale.

Nostalgia di quel periodo? … assolutamente sì. Anche di quelle abitudini che oggi sembrano incomprensibili, come la diffusione “militante” dell’Unità la domenica. Anche nelle domeniche d’estate, rinunziando ad andare al mare. O il giro nelle case dei compagni per rinnovare la tessera, ascoltando i loro problemi, le richieste. Fu in una di queste occasioni che Corrado, integerrimo dispregiatore delle nuove “americanate”, accettò di bere la Coca-Cola, l’unica volta nella sua vita! Può far sorridere a tanti anni di distanza, ma questo episodio rende il senso di una militanza che è stata sì anche sacrificio, ma in nome di ideali, di una visione della vita che ci accomunava e rendeva solidali.

Noi eravamo una sezione piccola, magari per questo libera da “correnti” e ambizioni o arrivismi che certo c’erano anche allora nel PCI. La notizia dei punti di vista diversi, anche scontri, tra dirigenti ci arrivava sbiadita. Cercavamo di essere una comunità operosa in un quartiere povero ma dignitoso, quartiere Avvocata, tra via Salvator Rosa e la zona Museo. Molte persone abitavano ancora nei “bassi”, c’erano i fondaci al Cavone, palazzo “spuntatoio”, ma anche un palazzo con scale di ispirazione vanvitelliana.

Noi – quanto è importante dire “noi” – eravamo sicuramente un punto di riferimento. La diffusione dell’Unità era un modo per incontrare le persone del quartiere, raccogliere bisogni, richieste, organizzare incontri con gli esponenti dell’Amministrazione comunale. Dopo il terremoto del 1980 l’impegno si triplicò. Nino Ferraiuolo, presidente del Consiglio di quartiere, dimagrì in modo impressionante per la fatica cui si sobbarcò e mise anche a rischio la sua salute.  Anche questo va ricordato!

Le sezioni “di base” del PCI sono state un’esperienza forse irripetibile di coagulo di esperienze, un cemento che metteva insieme e mescolava in un materiale unico vita, lotte, desiderio di apprendere. In sezione leggevamo, studiavamo, oltre che preoccuparci dei vari problemi. Una sera arrivò tutta entusiasta la segretaria, Maria Teresa Greco. “E’ tornato Lapiccirella, è tornato a Napoli! Ho fissato un incontro con lui in sezione”. Scoprirò qualche anno dopo, grazie al libro di Ermanno Rea, quale storia di valore avesse il compagno Lapiccirella. Quando venne in sezione mi colpì di lui la cultura, il garbo con cui srotolava concetti complessi, la seria attenzione con cui rifletteva sulle questioni poste dalle donne.

Le donne, il movimento femminista. Nella sezione “4 Giornate” il ricordo delle donne protagoniste della Resistenza, anche a Napoli, il fermento dei movimenti di emancipazione e poi di liberazione, ci spingeva ad essere sempre più in prima linea.  Essere insieme, organizzare manifestazioni, farci sentire come donne, era importante e produceva cambiamenti. Ora, riguardando le foto di tanti cortei, gli abiti lunghi che di per sé erano una forma di protesta, potrebbe venire un rimpianto per un tempo che fu. Ma nei giorni scorsi, vedendo Kamala Harris giurare come vice-presidente degli Usa e riconoscere di essere “sulle spalle” di una storia di donne, una storia che continua, beh … un semino di questa storia, tra cortei e mimose, l’abbiamo piantato anche noi compagne del PCI.

Roberta Calbi


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