UN PICCOLO CONTRIBUTO AL BEL LAVORO DI FRANCO BEVILACQUA

di Gianfranco Nappi

Franco Bevilacqua, grafico, vignettista, illustratore è uno dei professionisti più affermati del nostro paese. Al suo attivo è una vita intensa di realizzazioni e di progetti. E’ stato tra i fondatori di la Repubblica e ne ha diretto il settore grafico. Da un po’ di anni riprende con la sua capacità artistica angoli d’Italia e ce li restituisce in un ricco caleidoscopio di colori.

Per Artem è da poche settimane uscito Napoli, in persona, un lavoro bellissimo di Franco che ‘fotografa’ con i suoi colori angoli, strade e persone di questa straordinaria città facendone emergere tutta la sua ricchezza e complessità.

Il volume è la raccolta di testi brevi sollecitati da Franco ad una serie di suoi amici, su angoli strade di Napoli a cui si unisce poi il suo contributo artistico.

Ha voluto, davvero bontà sua, chiedere anche a me di raccontargli una delle ‘mie’ strade di Napoli.

E così gli ho raccontato Via dei Fiorentini, dove per diversi decenni si affacciava la sede della ….

…se vi va, scopritelo leggendo il piccolo scritto che gli ho inviato.

Via dei Fiorentini, giovani in lotta, Eduardo De Filippo e la rivincita di un ‘provinciale’

Arrivavo a Via dei Fiorentini dopo essere giunto dal ‘contado’ a Napoli con la Circumvesuviana : quasi un viaggio! Scendevo al Terminal e poi imboccavo Via Giacomo Savarese che corre parallela alla prima parte del Rettifilo .
Una via familiare per come mia madre me la raccontava sempre, dove lei andava faticosamente ad approvvigionare il suo piccolo negozietto di merceria in provincia, lì dove stavano i ‘grossisti’, poi successivamente trasferitisi nel grande Centro Ingrosso Sud proprio a Nola, dai cui pressi io muovevo nei miei viaggi verso la città.
Ai ‘Quattro palazzi’ entravi nel Rettifilo e poi, sempre diritto per arrivare all’obiettivo.


Se passi ora da via dei Fiorentini, stretta tra Questura, grattacielo ( obbrobrio urbanistico) dell’ex Jolly Hotel e Cinema a luci rosse, ci trovi un garage e un albergo.
Quando io ci arrivavo, circa mezzo secolo fa ormai, lì aveva sede la Federazione provinciale del Partito Comunista italiano e quella della sua Federazione Giovanile Comunista : capirete dunque perché da un bel po’ evito di passarci…
Bene, eravamo nella seconda metà degli anni ’70 : Berlinguer guidava il Partito, Maurizio Valenzi era Sindaco di Napoli, c’erano state le grandi avanzate, sbocco della stagione di lotte del 1968-’69 e di una spinta alla democratizzazione della società.
Ed io, poco più che ragazzino proveniente dal glorioso Liceo Classico della città di Giordano Bruno, sperimentato dai primi Decreti Delegati nella scuola, cominciavo la mia militanza politica scoprendone le passioni, i riti, le sfide.
E proprio in quelle stanze di Via dei Fiorentini cominciavo a partecipare a ‘importanti’ riunioni politiche: una ‘abitudine’ che poi avrei conservato per alcuni decenni fino al limite del possibile di questi tempi nostri nei quali la politica ha preso altre strade…
Per quanto ci fosse amicizia tra compagni, a cominciare dal Segretario di quella FGCI Alessandro Pulcrano; per quanto ci si desse rigorosamente del ‘tu’; per quanto fossi sempre bene accolto…e però, al tempo stesso, poi avvertivi la differenza di origine tra campagna e città, diciamo così: insomma, si, tutti compagni, però quelli della città, per non dire del Vomero o di Posillipo…beh, un po’ un’altra cosa.


Uno dei crucci che mi sono portato appresso per molto tempo, salvato poi, come dirò tra un momento, proprio da Eduardo De Filippo, era la differenza dei nostri dialetti attraverso la quale per me filtrava questa differenza tra città e campagna che si venava anche di differenziazione sociale in qualche modo.
Eh sì, perché la parlata nostra, spesso irrisa dai metropolitani…, privilegiava la ‘e’ sulla ‘a’ nella declinazione di tutti i verbi : camminenn, parlenn, cantenn, sunenn nella città diventava camminann, parlann, cantann, sunann.
Ragazzi, una sofferenza.
Poi venne il giorno del riscatto. Nel 1983 Eduardo De Filippo, il Mitico, il Grande, traduce in napoletano antico, seicentesco, La Tempesta di William Shakespeare. E lì, in quel Napoletano originario, vero mi verrebbe da dire, non corrotto dalle influenze tipiche della città di mare e aperta, ritrovo le mie inflessioni, le mie ‘e’ che prevalgono sulle ‘a’. Ritrovo lì il fondamento così di una storia e di un ‘primato’ e più minimamente se si vuole le ragioni di un ‘riscatto’ agli occhi di tutti i cittadini amici ( compagni ) miei.
Non so quante citazioni di Eduardo/Shakespeare in non so quante riunioni mi sono giocato e quanti volumi ho regalato…
Grande Eduardo.
Pochi mesi prima dell’uscita della sua traduzione aveva tenuto al Palazzetto dello Sport di Napoli l’ultimo suo Recital di poesie: un evento straordinario, con oltre 10.000 spettatori.
Tra quegli spettatori c’ero anche io insieme ad un gruppo degli Studenti Contro la Camorra espressione di un movimento giovanile che stava esplodendo nelle strade prima dominio incontrastato di una camorra persino indicibile…a cominciare dalla Marcia Somma Vesuviana-Ottaviano.
Eduardo, così sensibile e così impegnato nei confronti dei giovani napoletani , ad essi aveva dedicato in modo particolare il suo lavoro di Senatore a vita con tanti progetti per i ragazzi di Nisida, aveva voluto incontrarli, sentire la loro voce, ascoltare le loro ragioni. E così arrivammo a lui accompagnati da Gianni Pinto, primo protagonista delle Estati a Napoli con Maurizio Valenzi e Giulio Baffi che aveva un rapporto straordinario e intenso con Eduardo.
E un anno dopo, in quell’84 che vide finire la sua vita e che ci tolse Enrico Berlinguer , proprio al nostro Segretario, a Napoli per la chiusura della Festa Meridionale de l’Unità, a pochissimi giorni dal voto europeo, avemmo modo di regalare, noi della Federazione Giovanile Comunista Napoletana, La Cantata dei Giorni Pari e Dispari, la raccolta delle opere di Eduardo cogliendo nel suo sguardo evidente gratitudine.
E poi Eduardo è tornato tanti anni dopo con suo figlio Luca che volle dare alla mia Associazione Oltre il Giardino ora trasfusa nella Rivista INFINITIMONDI Bimestrale di Pensieri di libertà, l’autorizzazione a rieditare un’opera del padre orami introvabile: Si cucine cumme vogl’i, uno straordinario poemetto, ovviamente in napoletano, nel quale Eduardo tratteggia con poche parole, lui esigente a Tavola quasi quanto a Teatro, il cuore del suo modo di interpretare le ricette della cucina napoletana.
E ancora una volta la lingua per un’altra sfida: questa volta Nord-Sud, a Milano, durante l’EXPO 2015 quando organizzammo, con l’Associazione Oltre il Giardino il Ragù più Grande del Mondo e suonarono i versi del Nostro che a proposito di Risotti, lì a Milano, ebbe l’ardire di farci dire a tutti i visitatori che incrociavano il nostro pentolone…
“…Nu risotto ‘a milanese,
chin ‘e burro e zafferano,
c’o furmaggio parmigiano?
A Milano ‘o sanno fa’.
Stu magnà c’’a mericina
È cchiu meglio si ‘o scartammo…
Sissignora, nce ‘o magnammo,
ma…pe’ bbona vuluntà.

S’o facessero a Milano,
nuie nun simme abituate
a sti pranze prelibate:
nce arrangiammo c’o magnà!

‘O risotto all’uso nuosto
Se po’ fa’ c’a rrobb’ e mare:
lattarule,fasulare,
ranf’ ‘e purpe, e nce hann’ ‘a sta’
vungulelle e cuzzechelle,
jammarielle e raustelle,
e c’ ‘a asprinia ll’ ‘i’ ‘a tirà.

Gianfranco Nappi

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4 commenti

  1. Bello questo ricordo Gianfranco, tra via dei Fiorentini e la grande ricchezza delle lingue. Entrare in via dei Fiorentini, salire su … o scendere giù per un Comitato Federale … certe abbuffate di noia, però, a volte … ma si poteva dire???

  2. Bel ricordo.in quella fgci eravamo uniti nelle differenze, di estrazione sociale,di vissuto tra città e comuni della napoletano,di vita tra orfani e famiglie senza dolori.questi fili li ritroviamo anche dopo 40 anni.

  3. Caro Gianfranco, ci stai regalando emozioni importanti legate a frammenti lontani della nostra vita . Ricordo quel ragazzo di ” provincia ” , che – a dispetto della pronuncia- già mostrava doti da leader politico ed empatia , che mi convinsero ad indicarlo come successore alla guida della nostra fgci .

    1. Author

      Grazie vecchio amico mio.E non aggiungo altro, con l’età la commozione è diventata facile… Gianfranco

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